Pagina:La capanna dello zio Tom, 1871.djvu/341


— 331 —

la capanna dello zio tom


insudiciati, si fe’ largo tra la folla, come persona che vuole sbrigar presto la bisogna; e avvicinandosi al gruppo degli schiavi, cominciò a esaminarli sistematicamente. Tom, appena lo vide, ne sentì subito un ribrezzo indefinibile; ribrezzo che in lui cresceva quanto più quegli gli si appressava. Quest’uomo, tuttochè piccolo, dimostrava una forza colossale. Il suo capo grosso, il collo toroso, gli occhi grigi, penetranti, sormontati da folte sopraciglia rossiccie, i capelli ispidi come fili di ottone, il colore abbronzato delle guancie, eran segni, a dir vero, tutt’altro che accaparranti; la sua bocca larga, malfatta, era piena di tabacco, di cui egli, tratto tratto, sputava il sugo con molta forza d’impulsione; le mani avea grossissime, pelose, annerite, chiazzate, fornite d’unghie lunghissime, veramente sozze a vedersi. Quest’uomo procedette, senza riguardo, a un esame personale del lotto; afferrò Tom per una mascella, e gli fece aprir la bocca a fine di esplorargli i denti; gli fece snudare il braccio per meglio esaminarne i muscoli; lo volse, lo rivolse da tutte le parti, lo fece saltare e correre per conoscerne la sveltezza, l’agilità.

— «Dove sei stato allevato?» gli chiese bruscamente.

— «Nel Kentucky, padrone» rispose Tom. guardandosi intorno quasi cercasse un liberatore.

— «Cosa facevi?»

— «Dirigeva la fattoria del padrone» disse Tom.

— «Probabile» disse l’altro, e, passò oltre rapidamente. Soffermossi un momento dinanzi ad Adolfo; ma dopo avergli lasciata sui stivali ben puliti una grossa scarica di sugo di tabacco, e brontolato un umh con aria di disprezzo, proseguì la sua ispezione, e venne a Susanna ed Emmelina. Qui stese la sua manaccia e trasse a sè la donzella; le palpò il collo, il petto, le braccia, le osservò i denti, e quindi la respinse verso la madre, la cui fisonomia contristata ben rivelava quanto essa soffrisse internamente ad ogni movimento di quell’esoso straniero.

La giovinetta, spaventata, cominciava a piangere.

— «Taci, non far moine — le disse ruvidamente il venditore — non è tempo di piagnistei; si apre adesso l’incanto.» E diffatti cominciò subito la vendita.

Adolfo fu aggiudicato, per buona somma, a quel giovane signorotto che avea già dimostrata intenzione di comperarlo; e li altri servi di Saint-Clare vennero venduti a diversi offerenti.

— «Ora a te, galantuomo» disse il banditore a Tom.

Tom salì sopra il palco, gettò ansiosamente lo sguardo intorno; non gli giungea all’orecchio che un mormorio confuso, indistinto — la voce del banditore che ne faceva notare ogni qualità in francese ed in inglese, e le offerte, parimente in francese ed in inglese, con che gli astanti gareg-