Pagina:La capanna dello zio Tom, 1871.djvu/337


— 327 —

la capanna dello zio tom


al fianco una giovinetta di quindici anni — sua figliuola. È dessa mulatta, della qualità più fina, tuttochè si riveli a primo sguardo la sua perfetta somiglianza colla madre. È vestita con molta convenevolezza; le sue mani bianche e delicate ti annunziano che attese ben poco a lavori servili. Amendue debbono esser vendute al dimani, in un sol lotto cogli schiavi di Saint-Clare; il gentleman cui appartengono e cui debbesi inviare il denaro della vendita, è un membro della chiesa cristiana in Nuova-York, il quale riceverà il danaro, e quindi si avvicinerà all’altare del comun Padre e Signore, nè più oltre vi penserà.

Queste due infelici, che chiameremo Susanna ed Emmelina, furono addette personalmente al servizio di una gentile e pia signora di Nuova-Orieans, che le fece educare con molta attenzione e benevolenza. Impararono a scrivere, a leggere; furono ammaestrate diligentemente nelle cose di religione, e vissero felici, quanto la loro condizione potea comportare. Ma l’unico figlio della loro protettrice avea l’amministrazione dei beni materni; per incuranza, per bizzarria li oberò di debiti, e finalmente andò in rovina. Tra la lista dei creditori primeggiava la risponsabile casa di B. e Comp, di Nuova-York, il cui capo avea scritto al suo agente in Nuova-Orleans di porre il sequestro sui beni (questi due articoli e alcuni schiavi di una piantagione ne formavano, quasi soli, la miglior parte); l’agente scrisse a tal uopo ai suoi corrispondenti in Nuova— York. Il signor B., che era, come dicemmo, buon cristiano e dimorante in stato libero, ebbe qualche scrupolo a questo riguardo: non gli garbava far traffico di carne umana; ma si trattava di guadagnare trenta mila dollari; e questa era somma troppo cospicua per sacrificarla ad un principio. Quindi, dopo aver ben pensato e preso consiglio da coloro che sapeva l’avrebbero incoraggiato all’opera, il fratello B. scrisse all’agente di acconciar la cosa come egli credea meglio, e di condurla a compimento.

Al domani del giorno in cui la lettera era giunta a Nuova-Orleans, Susanna ed Emmelina furono legate e condotte insieme al deposito per aspettare un incanto generale che doveva aver luogo il dì appresso. Possiamo distinguerle al fioco lume di luna che cade sovresse dalla finestra, e ascoltare i loro discorsi a voce sommessa. Piangono amendue, ma di soppiatto, per tema che l’una oda l’altra. '

— «Madre, adagia il tuo capo sulle mie ginocchia e vedi se puoi dormire un tantino» disse la giovinetta, sforzandosi di parer tranquilla.

— «Non ho voglia di dormire, Emmelina! nol posso. E l’ultima notte che stiamo insieme.»

— «Oh madre, che dici mai? Forse saremo vendute insieme; chi sa?»

— «Se ciò talvolta avvenisse, potrei sperarlo, Emmelina; — disse la madre — ma il timore di perderti è tale, che io non veggo se non il pericolo.»