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la capanna dello zio tom
— «Sicuramente! — riprese Adolfo; — il mio padrone avrebbe potuto comprarvi tutti.»
— «Badate a noi, figliuoli miei - disse Sambo; guardate che bei gentlemen siamo noi.»
— «Appartenevo alla famiglia Saint-Clare» soggiunse Adolfo con orgoglio.
— «Vorrei essere impiccato se il tuo padrone non si reca a fortuna a sbarazzarsi di te. Ti metteranno probabilmente in vendita a fascio con stoviglie rotte e simili arnesi» — disse Sambo con sogghigno provocante.
Adolfo, infuriato più che mai, si cacciò addosso al suo avversario tempestandolo con pugni e con calci. Gli altri schiavi si misero a fischiarlo e a sbellicar dalle risa; il custode comparve all’uscio della camera.
— «Che vi è, ragazzi? all’ordine, all’ordine;» diss’egli, facendosi innanzi con un lungo scudiscio alla mano.
Tutti fuggirono in diverse direzioni, tranne Sambo; avvantaggiandosi del favore che egli godeva presso il padrone come buffone patentato, stette fermo, inclinando destramente il capo ogni qualvolta il frustino accennava a lui.
— «Oh padrone, noi siamo tranquilli; chi mette tutto sossopra sono i nuovi venuti.» Il custode si spinse allora verso Tom e Adolfo, e distribuì loro, senza altra spiegazione, un buon paio di pugni e di calci; quindi, disposta ogni cosa perchè stessero quieti e dormissero, uscì dalla camera.
Mentre ciò avveniva nel dormitorio degli uomini, il lettore sarà forse curioso di gettare uno sguardo nella camera corrispondente, destinata alle donne. Vedi qua e là sdraiate sul pavimento queste infelici, in diversi atteggiamenti; donne d’ogni colore, dall’ebano più terso al quasi bianco, di tutte le età, dall’infanzia sino alla vecchiaia. Qui è una vezzosa giovinetta di dieci anni, la cui madre fu venduta ieri appunto, e che ora piange disperatamente, perchè è costretta a dormir sola, lungi dalla materna tutela. Qui è una negra vecchia e logora, le cui braccia istecchite e le dita callose ti indicano aver dessa sopportate dure fatiche, aspettando di esser venduta al domani tra li articoli di intima merce; altre quaranta o cinquanta giacciono qua e là a terra colle tempia fasciate stranamente da cenci di varie stoffe. Ma in un angolo, in disparte della turba, si veggono due donne di non comune apparenza. Una di esse è una mulatla decentemente vestita, dai quaranta ai cinquanta anni, dagli occhi accorti e soavi e dalla piacevole fisonomia. Porta intorno al capo una specie di turbante, fatto con un fazzoletto di madras rosso, bellissimo; la veste, di buona stoffa, le si attaglia graziosamente alla persona, e ben dimostra che è stata fatta da mano industre e diligente. Le si stringe con ansia