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la capanna dello zio tom
Era un misto singolare di bernesco e di patetico — quel vecchio scappino, quel brano di velo nero — quel libretto — quella bella, soave ciocca di capelli — e la desolante disperazione di Topsy.
Le labbra di Saint-Clare si mossero a sorriso; ma i suoi occhi eran pregni di lacrime, mentre disse:
— «Vanne, vanne, non piangere; non ti si toglie cosa alcuna!» raccolti quei pochi oggetti, li ripose nel grembiale della fanciulla, e ricondusse miss Ofelia nella sala.
— «Credo davvero che potrete condurre a bene quella giovane — disse egli, volgendo le spalle alla negra. — Il cuore che è capace d’un vero dolore, è capace di bene. Provatevi e riuscirete.»
— «Quella ragazza ha già molto migliorato — disse miss Ofelia. — Ho grandi speranze di lei; ma, Agostino — soggiunse ella, ponendogli la mano sul braccio — debbo chiedervi una cosa: è vostra o mia quella giovane?»
— «Ve l’ho regalata» rispose Agostino.
— «Ma non legalmente; desidero che sia mia legalmente» disse miss Ofelia.
— «Bene — disse Agostino; — ma che ne dirà, cugina mia, la società per l’abolizione? Istituiranno un giorno di digiuno, se voi pure diventate posseditrice di schiavi!»
— «Non me ne curo; voglio che sia mia, voglio poterla condurre meco agli Stati Liberi, e legalmente emanciparla; altrimenti non potrei compiere ciò che ho divisato.»
— «O cugina, che tremenda cosa fare il male a fin di bene! Non posso incoraggiarvi nel vostro disegno.»
— «Non ho voglia di celiare, ma di ragionare — disse miss Ofelia. — È inutile che io mi affatichi per educarla cristianamente, se non la salvo dalle eventualità, dai pericoli della schiavitù: e se voi avete realmente intenzione che io ne venga a capo, bisogna che mi rilasciate una carta di donazione, un qualche documento legale.»
— «Benissimo, benissimo — disse Saint-Clare — ve lo rilascierò;» siedette, e spiegò un giornale per leggere.
— «Ma ho bisogno che questa faccenda sia sbrigata subito» disse miss Ofelia.
— «E perchè avete tanta fretta?»
— «Perchè quando si vuol fare, bisogna far subito — rispose miss Ofelia; — eccovi carta, penna e calamaio; scrivete.»
Saint-Clare, come tutti gli uomini del suo naturale, odiava cordialmente il tempo presente del verbo fare; e quindi fu molto annoiato dall’insistenza di miss Ofelia.