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la capanna dello zio tom
d’acqua viva a lungo rattenuta. Si vedea aperto che Tom era persuaso esservi alcuno che lo ascoltava; Saint-Clare si sentì elevato sull’ali della fede e dell’affetto, sino alle porte di quel cielo che nella sua mente ben sapeva raffigurarsi; gli parea di farsi più vicino ad Eva.
— «Ti ringrazio, figliuol mio — disse Saint-Clare, quando Tom si levò in piedi. — Godo in udirti, o Tom; ma ora vanne, lasciami solo, parleremo un’altra volta.»
Tom, silenzioso, uscì di camera.
CAPO XXVIII.
Riunione.
Settimane succedettero a settimane senza differenza nella casa di Saint-Clare; e le onde della vita ripresero il loro corso ordinario là dove si era affondato il piccolo schifo. Come freddo, imperioso, ad onta de’ nostri più cari sentimenti, è l’andazzo delle cose umane! È pur forza mangiare, bere, coricarsi, alzarsi — badare continuamente a mille bagattelle, tuttochè ce ne importi nulla; l’abitudine macchinale di vivere rimane ancora superstite agli affetti più vitali che dileguarono.
Saint-Clare avea raccolto, senza avvedersene, tutti li interessi, tutte le speranze della sua vita intorno alla sua figliuoletta. Per Eva, accudiva a’ suoi averi; per Eva, avea distribuite le sue ore di lavoro; per Eva, badava a migliorare le sue sostanze, a promuovere i suoi affari commerciali — e questa cura gli era divenuta così abituale, che ora, perduta Eva, gli pareva non avere a pensar più nulla, a far più nulla.
Gli si aprìa innanzi un’altra vita — una vita solenne, ineffabile, che dà un valore misterioso ad ogni momento, per l’uomo che ha fede. Saint-Clare era capace di intenderla; e, spesso, nell’ore più gravi della sua solitudine, udiva una voce cara, infantile che lo chiamava dal cielo, vedeva una manina che gli additava il retto sentiero della vita; ma un peso enorme di tristezza lo aggravava, non gli permetteva di alzar la testa. Egli era una di quelle nature che per virtù del proprio istinto, per intuito del proprio intelletto sanno comprendere le cose di religione assai meglio che altri nol possa con pratiche materiali. Il dono di apprezzare in tutta la soavità loro e nei più intimi loro rapporti le verità morali, sembra dato talvolta a coloro che in tutta la loro vita se ne dimostrarono più trascurati. Quindi Moore, Byron, Goethe sanno esprimere sentimenti