Pagina:La capanna dello zio Tom, 1871.djvu/308


— 298 —

la capanna dello zio tom


E diffatti, non era Eva — ma solo il fragil germe di quella forma luminosa, immortale, colla quale dovrà risorgere, nel giorno del Signore!

La mesta comitiva tornò addietro e rientrò nella casa dove non vedranno mai più Eva.

La stanza di Maria era oscura; ed ella giacea sul letto, piangendo, singhiozzando in guisa inconsolabile e chiamando ad ogni momento i servi, ora per questa ed ora per quella occorrenza. Costoro non avean tempo di piangere — e che aveano a piangere? il dolore era tutto suo; ella era pienamente convinta che nessuno al mondo sentiva e potea sentire altrettanto.

— «Saint-Clare non versò una lacrima» diceva ella; non sapea intenderla; era veramente strano a dirsi come fosse duro di cuore, mentre avrebbe dovuto vedere quanto ella soffriva.

Come avviene del volgo che non vede più in là del naso, i servi cominciarono a creder realmente che la padrona soffrisse assai più degli altri, tanto più quando ella fu assalita da convulsioni, e, chiamato il medico, si dichiarò spacciata.

Quell’accorrer su e giù per empier bocce d’acqua calda, riscaldar pannolini, farle freghe alle membra indolentite, produsse una diversione al loro dolore.

Ma Tom aveva nel cuore un profondo sentimento, che lo teneva sempre presso al suo padrone. Lo seguiva dovunque si avviasse, concentrato, silenzioso; e quando lo vedea sedersi, tranquillo, pallido, colla Bibbia spiegata sotto li occhi, tuttochè non discernesse sillaba di quanto vi era scritto, Tom ben si avvedeva che in quelli occhi immobili, senza lacrime, in quella tranquilla meditazione vi era ben più dolore che negli strepiti e nei lamenti di Maria.

Di lì a pochi giorni la famiglia di Saint-Clare tornò in città. Agostino, impaziente di riposo, sentìa bisogno di mutar scena, di imprimere un nuovo indirizzo a’ suoi pensieri. Laonde abbandonò quella casa, quel giardino, colla sua piccola sepoltura e si ricondusse a Nuova Orleans; e Saint-Clare era sempre qua e là per affari, studiandosi di riempire l’orrendo vuoto che aveva nel cuore col continuo affaccendarsi o mutare di posto. Quanti lo incontravano per istrada o al caffè, non vedevano in lui altra novità che il velo nero al cappello; perchè egli sorrideva come prima, passeggiava, leggeva i giornali, discuteva di affari politici, attendeva a negozii; e chi mai in vederlo così sorridente, così affaccendato, avrebbe potuto immaginare che il suo cuore era un sepolcro vivente?

— «Saint-Clare è un uomo singolare — dicea Maria con aria compassionevole a miss Ofelia. — Credeva che se egli amava qualche cosa al mondo, fosse la nostra cara figliuoletta Eva; ma pare che abbia stentato