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la capanna dello zio tom


a chiudere la porta esteriore della sua camera, si imbattè in lui, che stava sdraiato, presso l’uscio, sulla verenda.

Ella non avea fibra troppo mobile e delicata; ma quel modo solenne, accorato, la commosse.

Eva era stata, nel corso del pomeriggio, più allegra, più amabile del consueto; si era seduta sul letto, avea passato a rassegna i suoi ninnoli, i suoi preziosi oggetti, e designati li amici cui avrebbe voluto regalarli; e i suoi modi erano animati più del solito, e la sua voce era più naturale di quello fosse stata parecchie settimane addietro. Suo padre, che era stato a visitarla sull’annottare, avea osservato che ella non aveva mostrato mai sì bell’apparenza dal principio della malattia; e dopo averla baciata per darle la buona sera, disse a miss Ofelia: «Potremo ancora salvarla, sta meglio sicuramente;» e si ritirò col cuore più sollevato che non avesse avuto da parecchie settimane.

Ma a mezzanotte — ora strana, misteriosa, in cui il velo che divide il labile presente dall’avvenire eterno si fa più trasparente — sopraggiunse il messaggiero!

Si udì un calpestio nella camera, come di persona che si affretta; era miss Ofelia, che avea risoluto di vegliar l’ammalata; e che, sul tramontar della notte; avea scoperto ciò che infermieri esperimentati soglion dire «un cambiamento.» Aprì la porta che metteva sulla verenda, e Tom fu subito in piedi.

— «Tom, andate a chiamare il medico! non perdete un momento!» disse miss Ofelia; e traversata prontamente la camera, bussò all’uscio di Saint-Clare.

— «Cugino, diss’ella — venite presto.»

Queste parole gli piombarono sul cuore come palate di terra sopra una bara. Levarsi, entrar nella camera, curvarsi sopra Eva, che ancora dormiva, fu solo un momento.

Che vide egli perchè il cuore gli si agghiacciasse? Perchè non si scambiaron parola? Potrai indovinarlo, o lettore, se hai veduto quella stessa espressione sul volto di persona carissima — quell’espressione indescrivibile, disperante, la quale ti dice inesorabilmenteche quella amata persona non sarà a lungo più tua.

Tuttavia sul volto della fanciullina non v’era impronta di terrore — ma un’alta, quasi sublime espressione — indizio della presenza di spiriti angelici, aurora della vita immortale in quell’anima pargoletta.

Stettero amendue a contemplaria maravigliati e in sì profondo silenzio che l’oscillare del pendolo dell’oriuolo parea troppo forte. Di lì a pochi momenti Tom ricomparve col medico, il quale gittò uno sguardo sulla giacente, e non fece parola.