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la capanna dello zio tom


nuarsegli in fondo al cuore. Ma la speranza, ormai diventata impossibile, non era rassegnazione; ma una sicurezza del presente, così soave, che egli non si curava dell’avvenire. Rassomigliava alla dolcezza malinconica che noi proviamo in autunno, quando i boschi cominciano ad impallidire, quando li ultimi fiori sbucciano presso le sponde dei ruscelli; e noi tanto più godiamo di quella vista, quanto che sappiamo non averne a deliziar lungamente.

L’amico, che meglio conosceva i presentimenti, le fantasie di Eva, era Tom, il fedel servo, che soleva portarla in braccio. Ella gli confidava ciò che tacea a suo padre per tema di contristarlo. A lui comunicava quei misteriosi avvisi, quando cominciano a sciogliersi que’ legami che la tengono associata all’argilla.

Tom, finalmente, non volle più dormire nella sua cameretta; ma soleva vegliare la notte, nella verenda esteriore, pronto ad ogni chiamata.

— «Zio Tom, quale capriccio vi saltò in capo di coricarvi qua e là per terra a guisa di un cane? — gli disse miss Ofelia. — Vi credeva un uomo ben educato, uso a coricarsi da buon cristiano.»

— «Sì, miss Felia — rispose Tom con aria di mistero. — Sì, ma adesso....»

— «Che volete voi dire?»

— «Conviene parlar sommesso; il padrone Saint-Clare non deve udirci; ma, miss Felia, è bene che qualcuno vegli per aspettare lo sposo.»

— «Che intendete con ciò o Tom?»

— «Voi sapete ciò che è detto nella Scrittura: — A mezzanotte si udì un alto grido: ecco lo sposo che viene. — Ed è questo appunto che io sto aspettando ogni notte, miss Felia — quindi non potrei chiuder occhio se io fossi in luogo troppo distante per sentirlo arrivare.»

— «E che v’induce, zio Tom, a pensare così?»

— «È la stessa miss Eva che me lo disse. Il Signore manda quel suo messaggiero nell’anima; io voglio star all’erta, miss Felia; perchè, mentre quella benedetta fanciulla salirà al Cielo, la porta sarà spalancata così ampiamente, che noi potremo gettare uno sguardo in quella gloria, miss Felia.»

— «Zio Tom, forse che miss Eva vi disse che si sentìa peggio della scorsa notte?»

— «No; ma ella mi disse questa mane, che stava per andarsene quanto prima; sono gli angeli che lo rivelano all’anima sua — è il suono della tromba che annunzia il levarsi del gran giorno» disse Tom, citando uno de’ suoi inni prediletti.

Questo dialogo avea luogo tra miss Ofelia e Tom dalle dieci alle undici ore di sera, mentre ella, fatto ogni preparativo per la notte, andando