Pagina:La capanna dello zio Tom, 1871.djvu/301


— 291 —

la capanna dello zio tom


— «Lascia, papà, che mi prenda Tom. Povero figliuolo! lo fa volentieri; sai che per ora non può far altro, e desidera pur di fare qualche cosa per me.»

— «E forse ch’io nol desidero, Eva?» dicea il padre.

— «Sì, papà; tu fai tutto per me, e sei il mio tutto; tu mi fai lettura, tu mi vegli nella notte, e Tom non sa far che questo e cantare; d’altronde è più robusto di te, e sento che mi porta con maggior leggerezza.»

Nè Tom solo desiderava di far qualche cosa. Tutti i servi della famiglia dimostravano la stessa voglia e faceano quanto per lor si potea.

Il cuore della povera Mammy volava sempre verso la sua padroncina; ma non avea modo di recarvisi, nè di giorno, nè di notte, dacchè Maria avea dichiarato, che il suo stato di salute non le permetteva di rimaner sola; d’altronde sarebbe stato contrario a’ suoi principii il concedere che altri abbia un momento di tregua. Venti volte alla notte Mammy dovea levarsi da letto per andarle a fregare i piedi, a umidir la fronte, a cercarle il fazzoletto, a vedere ciò che avea fatto un po’ di rumore nella stanza di Eva; ad abbassare una cortina perchè facea troppo chiaro; a sollevarla, perchè facea troppo scuro. Nel giorno, mentre credea poter recarsi un momentino presso l’inferma, Maria trovava mille ingegnosi modi per darle occupazioni, tenerla presso di sè, o commetterle qualche uffizio; talchè non poteva veder Eva che ad intervalli e sempre alla sfuggita.

— «Mi sento in obbligo di badar bene alla mia salute — diceva ella; — debole, come sono, e colle cure che io debbo io sola a quella cara fanciullina.»

— «Fai benissimo, cara mia — dicea Saint-Clare — credeva che nostra cugina ti avrebbe aiutata.»

— «Tu parli da uomo, Saint-Clare — come se una madre potesse essere aiutata nell’assistere una figliuola nello stato in cui è la nostra; ma va sempre così; nessuno può comprendere ciò che io sento! Io non posso passar sopra a queste cose, come fate voi.»

Saint-Clare sogghignò. Dobbiamo scusarlo se ha potuto sogghignare. Perchè quella creaturina, nel dipartirsi da loro, era così tranquilla, così serena; una brezza così dolce, così fragrante spingeva la sua barchetta verso le sponde celesti — che era impossibile farsi capace come la morte potesse avvicinarsi. La fanciulla non sentìa dolore — ma solamente una tranquilla, una soave stanchezza, che cresceva di giorno in giorno: ed era così bella, così amabile, così fidente, così felice, che nessuno potea resistere all’amaliante influenza di quell’aria di innocenza, di pace che purea diffondersi intorno a lei. Saint-Clare sentì una strana calma insi-