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la capanna dello zio tom
— «O miss Eva — disse quella fedele creatura — io non so come potrò viver qui senza voi! La casa mi sembrerà deserta!» e Mammy si abbandonò alla piena del suo dolore.
Miss Ofelia spinse delicatamente lei e Tom fuori della camera; ma in quella che credeva fossero andati via tutti, si accorse, nel rivolgersi, che Topsy le stava ritta alle spalle.
— «Donde vieni?» — chiese ella ruvidamente.
— «Era qui — rispose Topsy, asciugandosi le lacrime — Oh miss Eva, io sono sempre stata cattiva; ma non darete anche a me un ricordo?»
— «Sì, povera Topsy! stanne certa; te lo darò; e sempre quando tu lo vedrai, ricordati che ti ho amata e che desidero che tu sii buona.»
— «Oh, miss Eva, mi vi proverò! — disse Topsy prontamente ma, mio Dio! è così difficile l’esser buona! Mi pare che stenterò molto ad avvezzarmivi.»
— «Gesù lo sa, Topsy; gli rincresce del tuo stato; ti aiuterà,»
Topsy, coprendosi li occhi col suo grembialino, passò tacitamente nell’altra camera; ma intanto si stringea al seno la preziosa ciocca.
Quando tutti furon partiti, miss Ofelia chiuse la porta. Quella buona signora si avea asciugata più d’una lacrima, durante quella scena; ma ciò che maggiormente la preoccupava si era la paura che quella commozione aggravasse il male della sua piccola inferma.
Saint-Clare era stato seduto tutto quel tempo, colla mano sugli occhi, nello stesso atteggiamento; nè si scompose dopo che tutti si allontanarono.
— «Papà» disse Eva, ponendo in soavemente una mano sopra la spalla.
Quegli tremò, rabbrividì, ma non rispose.
— «Caro papà!» disse Eva.
— «Ah non posso! — esclamò Saint-Clare, levandosi in piedi: — non posso reggere a questo colpo! L’Onnipotente mi ha percosso ben crudelmente!» Saint-Clare pronunciò queste parole con enfasi piena di amarezza.
— «Agostino — disse Ofelia — il Signore non ha forse il diritto di fare ciò che vuole dell’opera sua?»
— «Forse sì; ma non è meno terribile il sopportare ciò che egli mi invia;» disse Saint-Clare con voce tronca, senza lacrime, facendo cenno di allontanarsi.
— «Papà, mi spezzi il cuore! — levandosi da sedere e abbandonandosi nelle braccia di lui; — non devi dir queste cose!»
E la fanciullina prese a piangere, a singhiozzare con una violenza che fece loro paura, e che diede un altro indirizzo ai pensieri del padre.
— «Qui, qui, Eva mia! calmati; ebbi torto; ho fatto male. Non penserò più a questo modo, ma acquétati, non singhiozzare così. Saprò rassegnarmi. Ho fatto male a parlare come ho parlato.»