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la capanna dello zio tom




CAPO XXVI.


La morte.


La camera di Eva, ampia, ben rischiarata, metteva, come tutte le altre stanze della casa, sopra una lunga verenda. Da una parte comunicava coll’appartamento de’ suoi genitori; e, dall’altra, con quello destinato a miss Ofelia. Saint-Clare si era compiacinto di arredarla secondo il proprio gusto — in uno stile conforme all’indole della persona che vi doveva abitare. Cortine color di rosa e di mussolina bianca pendevano graziosamente dalle finestre; sul pavimento stendeasi un tappeto, tessuto a Parigi, che avea nel centro un mazzo di rose, e tutt’all’intorno un orlo formato di fiori e fogliami. La lettiera, le sedie, i sofà erano di bambù, lavorati in forme graziose e fantastiche. A capo del letto stava una mensola di alabastro, sormontata da una statuetta rappresentante un angelo, coll’ali mollemente ripiegate, in atto di sostenere una corona di mirto. Da questo scendean pel letto cortine leggerissime di tocca color di rosa, tempestate di stelle di argento per far uffizio di zanzaruola; arredo che, per riguardo al clima, è indispensabile nelle stanze da letto; sofà di bambù, leggiadramente lavorati, erano adorni di cuscini di damasco color di rosa; e, da figure simboliche poste sovressi scendevan cortine leggerissime simili a quelle del letto. Nel mezzo della camera stava una tavola di bambù, di forma svelta, graziosa, con sovressa un uso di marmo pario, scolpito a foggia di bianco giglio, co’ suoi petali aperti e sempre pieno di fiori. Sulla tavola vedeansi i libri e i ninnoli di Eva, con uno scrittoio di alabastro elegantemente lavorato, di cui suo padre l’avea provveduta non si tosto si accôrse che ella aveva intenzione di imparare a scrivere. Vi è pur nella camera un camino di marmo, e pur collocata sopra esso una ben lavorata statuetta rappresentante Gesù Cristo, in atto di ricevere i fanciulli; e vedeansi da ambo i lati di essa vasi di marmo, che Tom ogni mattina compiaceva con gentile orgoglio di riempiere di fiori. Due o tre quadri, rappresentanti scene di fanciulli, adornavano le pareti. Insomma, dovunque l’occhio si rivolgesse, non potea incontrare che simboli di innocenza infantile, di bellezza e di pace. Eva non apriva mai i suoi occhi alla luce del mattino senza che il suo cuore ricevesse impressioni care e soavi.