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la capanna dello zio tom
Tuttavia, dopo la nascita di Arrigotto, Elisa si tranquillò a poco a poco e si ricompose; sentì riannodarsi alla vita per amore di quella dolce creaturina, rimarginarsi le ferite del suo cuore, e visse felice sino al giorno in cui suo marito venne strappato dall’officina del benevolo fabbricante e ricondotto sotto il giogo del suo proprietario legale.
Il direttore della fabbrica, fedele alla sua parola, si recò a visitare il signor Enrico una o due settimane dopo che Giorgio ne era partito, nella speranza che il mal umore del padrone sarebbe passato, e si studiò a tutt’uomo di persuaderlo acciò lo ridonasse alla sue antiche occupazioni.
— «Non mi molestate più a lungo co’ vostri ragionamenti — rispose Enrico indispettito; — so ben io ciò che debbo fare.»
— «Non intendo immischiarmene, signore; credea solamente che, ponderata bene ogni cosa, vi tornasse conto cederci quello schiavo alle condizioni che vi proponiamo.»
— «Ah capisco benissimo; m’accorsi di ciò che andavate bisbigliando tra voi, mentre stava per ricondurlo alla fabbrica; ma non la spunterete. Questo è paese libero; quell’uomo è mio, ed io posso farne ciò che meglio mi aggrada; la è così.»
E l’ultima speranza del povero Giorgio andò in fumo; nulla dinanzi a lui, tranne una vita di dolori, di stenti, vita amareggiata continuamente dalle meschine vessazioni che una tirannide ingegnosa e codarda può mai inventare.
Un giureconsulto, uomo di cuore, ebbe a dire: «Il peggior trattamento che potete fare a un vostro simile, è quello di impiccarlo.» No; gli si può fare qualche cosa di peggio!
CAPO III.
Il marito e il padre.
La signora Shelby era uscita per la sua visita; ed Elisa, ritta in piedi sulla veranda, seguia collo sguardo la vettura che si allontanava, quando una mano amica venne a posarsele sopra la spalla. Ella si volse, e i suoi belli occhi lampeggiarono di un dolce sorriso.
— «Sei tu, Giorgio? mi hai fatto paura. Quanto godo di rivederti! La signora è uscita, nè tornerà a casa per il resto del dopopranzo; vieni nella mia cameretta; avremo tempo di conversare a bell’agio.