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la capanna dello zio tom


E questi voi altri avrebbero avuto le loro buone ragioni per desiderare altrettanto, giacchè Maria mettea innanzi questa nuova disgrazla per toglierne argomento di inveire contro le persone che la circondavano. Ogni atto, ogni parola che venisse fatto o pronunciata da qualcheduno, era una nuova prova che tutti avean cuore di ferro, indifferente a’ suoi dolori particolari. La poveretta Eva udìa spesso di questi discorsi; compiangeva i dolori della mamma, si affliggeva di cagionarle così fieri conturbamenti.

Di lì a una quindicina di giorni, la salute di Eva migliorò notevolmente — era uno di quei miglioramenti ingannevoli con cui questa inesorabile malattia suole talvolta allucinare i cuori tremanti, fin sull’orlo della tomba. Eva comparve nuovamente nel giardino, lungo le gallerie; sorrideva e si trastullava; a suo padre avea dichiarato nell’impeto dell’esultanza, che di lì a qualche giorno starebbe bene quanto altri mai. Miss Ofelia ed il medico furono i soli che non si lasciarono sedurre da questa tregua ingannevole. Un altro cuore avea la stessa certezza, ed era quello della piccola Eva. Che è mai questa voce così tranquilla, così solenne nell’anima che ci avvisa esser prossimo il termine della nostra vita mortale? È forse un secreto istinto della natura che deperisce, o lo slancio significante dell’anima che sente vicina l’immortalità? Checchè sia, il cuore di Eva avea una dolce, soavissima certezza profetica che il ciclo era vicino; tranquillo come la luce del tramonto, soave come la serena calma d’una giornata autunnale; e il suo cuore vi si riposava non da altro conturbato, che dal dolore di coloro che sì teneramente l’amavano.

Perchè la fanciulla, tuttochè con tanto affetto accarezzata, tuttochè la vita le si aprisse innanzi ricca d’ogni bene che l’amore e la opulenza possano dare, non lamentava punto il precoce suo destino.

In quel libro che ella e il semplice suo vecchio amico potean leggere così spesso, avea trovato e si era messa in cuore l’imagine di uno che amava i fanciulli; e l’avea vagheggiata con tanto affetto, che più non era per lei un’imagine di antichi tempi, ma cosa viva e parlante. L’amore di quell’imagine avea occupato il cuore della fanciullina con una tenerezza più che mortale; ed ella solea dire che si incamminava verso Cristo, verso la casa di lui.

Ma il suo cuore si addolorava con malinconica tenerezza sopra coloro che dovea abbandonare, specialmente suo padre; perchè Eva comprendeva, quasi per istinto, tuttochè non sapesse rendersene conto, che era amata più da suo padre che dagli altri. Amava la madre, perchè amava tutti, e l’egoismo che avea più volte scoperto in lei, non facea che conturbarla senza comprendere bene il perchè; aveva ella quella credenza, ngenita ne’ fanciulli, che la madre non può mai aver torto. Vi era ben