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la capanna dello zio tom


il contafavole — disse Alfredo sorridendo. — Non abbiate paura per noi! il potere è nostro. Questa razza soggetta — soggiunse egli battendo il piede in terra — è bassa, resterà bassa! Sappiamo adoperare assai bene la nostra polvere da fucile.»

— «Giovani educati come il vostro Enrico, non potranno a meno di custodire bene i vostri magazzini di polvere — disse Agostino; — così impassibili, così padroni di sè! Il proverbio dice: chi non sa governare se stesso, non sa governare li altri.»

— «Qui davvero sta l’imbroglio — disse Alfredo pensieroso. — Certo che il nostro sistema non è il più acconcio a educare docili figliuoli. Allenta troppo il freno alle passioni, le quali nel nostro clima sono già fervide abbastanza. Stenterò a domare Enrico. Il giovane è generoso, di buon cuore, ma un vero zolfanello quando si accende. Ho intenzione di mandarlo a educare nel Nord, dove l’ubbidienza è mantenuta, e dove avrà a fare con eguali, anzichè con dipendenti.»

— «L’educare bene è cosa difficile — disse Agostino; — parmi che dovremmo badare a correggere il nostro sistema.»

— «Per alcuni lati è dannoso — riprese Alfredo; — per altri è buonissimo. Rende virili, coraggiosi i fanciulli; far loro notare i vizi di una razza abbietta serve a fortificarli nelle virtù opposte. Credo che Enrico abbia una più alta stima della verità, dacchè vede che la menzogna, la perfidia sono dovunque i caratteri della schiavitù.»

— «È un modo affatto cristiano di osservare la cosa!» disse Agostino.

— «È giusto, se non cristiano; d’altronde non è meno cristiano di tante altre cose in questo mondo» disse Alfredo.

— «Può ben essere.»

— «È inutile parlarne, Agostino, credo.»

I due fratelli salirono la scala della verenda, e si trovarono ben presto seduti ad una leggiera tavola di bambù, collo scacchiere innanzi ad essi. Alfredo cominciò:

— «Vi assicuro, Agostino, che se io pensassi come voi, vorrei far qualche cosa.»

— «Vi intendo finalmente; voi siete uomo di azione; ma che?»

— «Fare un tentativo d’educazione sui vostri servi» rispose Alfredo con un sorriso di sprezzo.

— «Potreste consigliarmi a metter sovra essi il monte Etna, ed imporre loro di star ritti; non sarebbe meno assurdo dell’imprenderne l’educazione sotto il peso del sistema sociale che li opprime. Un individuo non può lottare contro la corrente generale. L’educazione, perchè riesca a qualche cosa, deve esser data dallo Stato, e trovarsi per lo meno in armonia col sentimento dell’universale.»