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la capanna dello zio tom


         Parea che la fanciulla consacrasse tutte le sue doti di mente e di cuore in opere di amore e di carità. Era sempre stata naturalmente generosa; ma ora manifestava una prudenza, un pietoso accorgimento femminile, che era certo superiore all’età. Amava anche trastullarsi con Topsy e cogli altri fanciulli di colore; ma piuttosto in qualità di spettatrice, che di attrice; e dopo aver sorriso, per breve ora, agli atti grotteschi di Topsy, parea che una fosca nube le passasse sulla fronte; i suoi occhi si oscuravano, e parea pensasse a tutt’altro.

— «Mamma — disse ella un giorno improvvisamente a sua madre — perchè non insegniamo a leggere ai nostri servi?»

— «Che domanda, figliuola mia! Questa gente non deve saper leggere.»

— «Perchè no?» chiese Eva.

— «Perchè non sarebbe loro di alcun vantaggio. Non saprebbero lavorar meglio di quel che sanno, nè debbono far altra cosa che lavorare.»

— «Ma debbono saper leggere la Bibbia per conoscere la volontà di Dio.»

— «Oh, possono farsi leggere ciò che loro abbisogna.»

— «Ma pare, mamma mia, che la Bibbia sia un libro tale che ciascuno deve saper leggere da sè, ne sentiamo bisogno assai più spesso che non si abbia occasione di sentirla a leggere.»

— «Sei una fanciulla ben singolare, Eva mia!» disse la madre.

— «Miss Ofelia — proseguì Eva — insegnò a leggere a Topsy.»

— «Benissimo, e vedi il bel profitto che ne ha ricavato. Topsy è la creatura più trista che mi abbia mai conosciuta.»

— «Ecco la povera Mammy! — disse Eva — Essa ama tanto la Bibbia e desidera che altri le ne faccia lettura. Come farà mai quando io non potrò più leggergliela?»

Maria era tutta occupata in racconciar qualche cosa dentro un armadio, e rispose sbadatamente:

— «Dovrai ben presto pensare a tutt’altro che a leggere la Bibbia ai nostri servi. Non voglio dire che ciò sconvenga; anch’io, quando la salute me lo permetteva, solea farne lettura ad essi. Ma quando dovrai abbigliarti per comparire nel bel mondo, non avrai tempo. Vedi! — soggiunse ella — queste gemme, io te ne farò dono quando uscirai di casa. Le ho portate al mio primo ballo, e ti assicuro che ho fatto impressione!»

Eva prese lo scrigno delle gemme e ne trasse fuori una collana di diamanti. I suoi grandi occhi pensierosi si fissarono sull’oggetto, ma la sua mente era altrove.

— «Che gravità ne’ tuoi sguardi! figliuola mia!» disse la madre.

— «Costarono una gran somma di danaro, mamma!»

— «Certamente! Mio padre le fece comprare in Francia. Equivalgono ad un bel patrimonio.»