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la capanna dello zio tom


       È uno di que’ tramonti infuocati, sicchè ti paiono l’orizzonte un gran teatro di gloria, e le acque sottoposte un secondo cielo. Il lago era solcato da striscie rosee o dorate, su cui scorreano barchette dalle bianche vele, leggiere, ondeggianti, come fantasmi, e le stelle qua e là tremolanti specchiavansi alla superficie delle acque increspate.

Tom ed Eva si posavano all’ombra di un corbezzolo, su d’un picciolo sedile di museo, alle falde del giardino. Era la sera d’una domenica, e la fanciullina tenea aperta sulle ginocchia la Bibbia — leggeva: «E vedi un mare di cristallo, frammisto a fuoco.»

— «Tom — disse Eva, fermandosi improvvisamente ed accennando il lago — eccolo là;»

— «Che, miss Eva?»

— «Nol vedete voi — riprese la fanciullina additando le acque d’argento, le quali, nell’alzarsi ed abbassarsi rifletteano il lume dorato del cielo. — È quello un mare di cristallo, frammisto a fuoco.»

— «Verissimo, miss Eva» disse Tom; e intuonò il canto seguente.


          Se le ali avessi del mattin, vorrei
             Spiegare il volo a regïon superna;
             Gli angioli sarien guida ai passi miei
                     Vèr la cittade eterna!


        — «Ove credete che si trovi, zio Tom, la nuova Gerusalemme?» chiese Eva.

— «Oh, al di là delle nubi, miss Eva.»

— «Mi sembra di vederla — disse la fanciullina. Guardate lassù quelle nubi; non rassomigliano a immense porte di smeraldo? e oltre esse — lontano, lontano — tutto è dorato. Tom, cantatemi li spiriti luminosi.»

Tom cantò le parole di un famoso inno metodistico.


          Di spirti luminosi io veggo i cori
             Inebliriarsi di splendor celeste,
             Palme han di gloria, trionfali allori
                     E immacolata veste.


        — «Li ho veduti, zio Tom» disse Eva.

Tom non ne aveva alcun dubbio, e non ne fu per nulla maravigliato. Se Eva gli avesse detto che ha veduto il cielo, Tom non l’avrebbe creduto improbabile.

— «Sovente questi spiriti vengono a visitarmi ne’ miei sogni.»