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la capanna dello zio tom
sciolta alla cintura, lacera e sudicia, e si teneva immobile della persona, conserte le mani sul petto. Tuttociò dava alla sua figura un insieme tale di bizzarro e di fantastico, che madama Ofelia ne fu commossa.
— «E perchè mai — diss’ella a suo cugino — mi conduceste voi questa creatura?»
— «Per la ragione semplicissima che voi l’abbiate ad educare: la mi parve tanto singolare anche tra’ suoi simili! — Vien qua, Topsy! — aggiunse poi fischiandole come ad un cane; — cantaci una canzone, e danne un saggio della tua destrezza nella danza.»
Allora gli occhi della negra scintillarono d’una luce assai viva, in cui sece mostra di tutta quella dose di malizia della quale l’avea madre natura fornita; e spiegando naturalmente una voce chiara ed argentina, cantò una strana musica del suo paese. Batteva il tempo gesticolando delle mani e dei piedi, e facendo cozzare insieme le ginocchia: di tratto in tratto metteva certe grida gutturali, che sono proprie della musica africana. In seguito, fatte due o tre cavriole, lasciò sentire tale una nota, che teneva più del fischio d’una locomotiva che dell’umano, e si lasciò andare come cosa morta sul pavimento: stava colle mani giunte, e il suo volto era composto a pietà: non pertanto il suo occhio balenava sempre di soppiatta malizia.
Miss Ofelia guatava attonita il nuovo spettacolo, mentre Saint-Clare, che pigliava tutta quella mimica a giuoco, così parlava alla fanciulla:
— «Topsy: madama sarà, d’oggi in poi, la tua padrona; io ti lascio nelle sue mani, e tu bada ad esser sempre una ragazza per bene.»
— «Sissignore» disse Topsy con far solenne, senza però smentire mai quella malizia di cui facemmo cenno.
— «Ben capisci che fa d’uopo esser savia e gentile» aggiungea Saint-Clare.
— «Ah sì, mio buon padrone» replicò Topsy ammiccando seco stessa degli occhi.
— «Agostino — disse Ofelia — e che significa tutto questo? La vostra casa è già piena a ribocco di questi serpentelli, e non vi si può ormai più mutare il passo senza incespicarvi. La mattina, alzandomi, io trovo un negrotto addormentato accanto alla porta, un secondo russa sur una stuoia, il terzo lo veggo sgattaiolare dissotto alla tavola. Ed ora, a che menarci anche questa fanciulla?»
— «Forsechè non ve ’l dissi da principio? per fare la sua educazione! Voi predicate tuttodì che fa di mestieri provvedere all’istruzione dei figli dell’Africa, ed io ve ne conduco uno completamente ignorante: non è il piacer vostro?»
— «Ma ve n’erano già tanti in casa....»
— «Ecco come siete tutti voi altri buoni cristiani! finchè si tratta di