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la capanna dello zio tom


— «Per dimenticare alquanto la mia miseria. Allorchè io giunsi in questi paesi io avea un figlio, e credeva poterlo allevare, però che il mio padrone non era trafficante. Il mio fanciulletto era grazioso e amabile assai; e tale pareva anche alla mia padrona. Egli non gridava mai, ed aveva un volto leggiadro quanto si possa immaginare. Ma la mia padrona infermò. Io la curai, e fui côlta dallo stesso male: mi mancò il latte; il mio bambino non ebbe in breve più che le ossa e la pelle, e la padrona non volle comperare un po’ di latte per nudrirlo. Quando io le dicea ch’io non aveva più latte, non voleva sentirmi; mi dicea ch’io potea dargli que’ medesimi cibi di cui si nudrivano gli altri. Il bambino cadde malato: cominciò a piangere dì e notte; e si ridusse a tale magrezza ch’egli pareva uno scheletro. La padrona lo prese in odio, dicendo ch’egli era una noia intollerabile. Un giorno ella mi disse: — vorrei che fosse morto! — Non voleva che durante la notte io avessi cura di quel povero bimbo, allegando che egli mi tenea desta, e che mi rendeva così incapace a compiere i miei doveri. Mi facea dormire nella sua stanza; e il fanciullo era abbandonato in un granaio, ove morì. Allora mi diedi a bere all’eccesso, per togliermi il sentimento della mia sventura. Ho bevuto e berrò sempre, benchè dovessi perciò andarne all’inferno!»

— «Povera creatura! Ma non vi dissero mai che Gesù è morto per voi... ch’egli vi ama... che potete acquistare il paradiso, e trovarvi finalmente la pace?»

— «Il paradiso! non è riserbato ai bianchi? Potrei io colà incontrarmi con essi? Oh! no: mi è più caro l’inferno, ed esser lungi eternamente dal mio padrone e dalla mia padrona.»

A queste parole ella fe’ succedere il suo solito lamento; si ripose in capo la cesta, e s’allontanò a passo lento.

Tom si volse addietro, e tornò prestamente a casa. Nel giardino trovò la piccola Evangelina colla fronte incoronata di tuberose, e cogli occhi raggianti di gioia.

— «Oh! Tom, siete qui? son lieta d’avervi trovato. Il papà mi ha detto che potete attaccare i poneys, e condurmi al passeggio nella piccola carrozza nuova. Che avete? mi sembrate sopra pensieri?»

— «Non mi sento troppo bene — rispose tristamente Tom; — ma vado subito pei cavalli.»

— «Ma che avete? ditemelo. Vi ho veduto parlare con la vecchia Prue»

Tom con semplici ed eloquenti parole le narrò la storia della vecchia. Evangelina non proruppe in esclamazioni, non pianse, non diè alcun segno di stupore, come avrebbe fatto un’altra fanciulla; ma le sue guance si fecero pallide, e una scura nube di tristezza offuscò i suoi begli occhi. Incrociò le braccia al seno, e mise un profondo sospiro.