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la capanna dello zio tom


— «Non si dovrebbero lasciar entrare nelle case civili — disse Giovanna — creature così stomachevoli. Che ne pensate voi, signor Saint-Clare?»

Conviene sapere che Adolfo, non contento di appropriarsi i panni del padrone, ne prendeva anche il nome; e nei circoli dei negri della Nuova-Orleans si chiamava il signor Saint-Clare.

— «Dite benissimo, miss Benoir.»

Benoir era il nome della famiglia di Maria Saint-Clare, e Giovanna era una delle sue cameriere.

— «Di grazia, miss Benoir — aggiunse Adolfo — si potrebbe sapere se cotesti orecchini furono tratti fuori pel ballo di domani? Sono veramente una cara cosa!»

— «Parmi che oggimai l’impudenza degli uomini trapassi ogni misura — rispose Giovanna, agitando di bel nuovo gli orecchini. — Non ballerò con voi in tutta la sera, ove abbiate l’ardimento di farmi altre simili interrogazioni.»

— «Ah! voi non sarete così crudele. Bramerei ancora di sapere se vestirete quella graziosa gonnellina color di rosa?»

— «Che è ciò?» chiese Rosa, piccola quarteróna vispa e gaia oltre modo, la quale scendeva in quel momento la scala.

— «Il signor Saint-Clare è impudente a segno!...»

— «Cospetto! mirate torto: me ne rimetto al giudizio di Rosa.»

— «So ch’egli è sempre impertinente — disse Rosa, equilibrandosi sopra uno de’ suoi piccoli piedi, e guardando maliziosamente Adolfo. — Io mi adiro spesso con lui.»

— «Ah! signorine, signorine! mi spezzerete il cuore — disse alla fine Adolfo; — un bel mattino mi troveranno morto nel mio letto, e voi sole ne avrete tutta la colpa.»

— «Oh! sentite che ribaldo! dissero Rosa Giovanna; e frattanto ridevano di tutto cuore.»

— «Animo! via di qui! — disse Dina: — non voglio che si vengano a far ragazzate in cucina.»

— «La zia Dina è di mal umore, perch’ella non va al ballo» disse Rosa.

— «Io non mi curo punto di questi vostri balli, ove cercate di scimiottare i bianchi. Ma pure siete negri come son io.»

— «Malgrado ciò, Dina si unge ogni dì la crespa capigliatura per farla riuscire un po’ più stesa.»

— «E la è tutta fatica perduta: que’ benedetti capelli paiono sempre lana» soggiunse Rosa, scuotendo i suoi lunghi ricci che pareano di seta.

— «Forsechè agli occhi di Dio — rispose Dina — la lana non val sempre quanto i capelli? Vorrei che miss dicesse un po’ chi abbia pregio maggiore; se una coppia come voi due, od io sola. Uscitemi di qui! non voglio avervi più attorno.»