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la capanna dello zio tom


porta a colui il quale non ha altro a fare se non leggere i giornali, o sciupare il tempo standosi steso sopra un sofà, che la colazione o il pranzo sia pronto un’ora prima o un’ora poi? Dina è una cuciniera impareggiabile, dovete convenirne. Che magnifici pranzi! che minestre, che arrosti, che torte, che sorbetti! ed ella trae tutto ciò dal caos e dalla notte profonda della sua cucina. Parmi che il suo ingegno abbia un non so che di sublime. Ma se ci entrasse in capo di voler esaminare minimamente tutte le particolarità de’ suoi preparativi, ci porremmo al pericolo di perdere affatto l’appetito. Per carità, cugina, non vogliate prendervi siffatta fatica: la sarebbe assai più dura d’una penitenza cattolica, nè otterreste l’intento. Statevene al mio consiglio; lasciate ch’essa faccia a suo modo.»

— «Ma voi, Agostino, non potete imaginarvi in che stato io trovai ogni cosa!»

— «Non posso imaginarmelo? Oh che non so io forse che ella tiene lo spianatoio sotto al suo letto, e la grattugia per le noci moscate in sua tasca insieme al tabacco? ch’ella tiene il zucchero in una cinquantina almeno di zuccheriera tutte sparse qua e là per la casa? ch’ella asciuga i piatti da tavola l’un dì con una salvietta, l’altro con un brandello di gonna vecchia? Ma malgrado tutti questi suoi brutti vezzi, ella appresta pranzi eccellenti e caffè superbo. Bisogna, a parer mio, giudicarla in quel modo stesso che si giudicano i generali degli eserciti e gli uomini di Stato, cioè dal successo

— «Ma lo sciupio? ma la spesa?»

— «Comprendo. Or bene, chiudete tutto ciò che vi riesce, e serbate presso voi le chiavi: somministrate le provvigioni secondo il bisogno; ma non vi date pensiero di quanto potrebbe sopravanzarne.»

— «Io ho intorno a questa materia qualche scrupolo, Agostino. Non posso indurmi a credere che tutti cotesti domestici sieno rigorosamente probi. Siete voi sicuro ch’io possa fidarmene?»

Agostino diede in un grande scoppio di riso, vedendo con che contegno grave ed inquieto miss Ofelia gli facea tale dimanda.

— «Pretendete troppo; cugina. Probi! come se tanto ci potessimo attendere da loro. Probi! non sono certamente. E perchè mai sarebbero tali? Onde appresero questa virtù?»

— «E perchè non li avete voi educati?»

— «Educarli! senza dubbio voi scherzate. Che educazione credete voi ch’io possa dar loro? Ci avrei veramente un bel garbo a fare il pedagogo! Quanto a Maria, ella avrebbe cuore a mettere a mal partito tutti i negri d’un’intera piantagione, facendo distribuire bastonate a furia, s’io li lasciassi all’arbitrio di lei: ma non riescirebbe ad impedire i loro furti.»

— «Ma non ve n’ha pur uno che sia galantuomo!»