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la capanna dello zio tom


namente: ella credeva se stessa il prototipo dell’ordine, e dava altrui tutta la colpa della confusione che regnava in cucina. Sì tosto che le casseruole e i paiuoli erano ripuliti, forbite assai bene la tavole, riposto negli angoli più nascosti tutto ciò che potea riuscire spiacevole allo sguardo, Dina prendeva ad azzimarsi: si ornava il capo d’un fazzoletto di seta acconciato a turbante, si metteva un grembiale di bucato, e intimava alla turba, da cui soleva essere circondata, di spulezzare, dicendo ch’essa aveva fermo oramai di mantener l’ordine. Cotesti periodici accessi di rassettamento traevano sempre con sè qualche sconcio; poichè Dina vegheggiava con tanto amore le sue casseruole forbite, ch’ella non voleva usarne, salvo se i giorni del riordinamento generale non fossero definitivamente trascorsi.

In pochi dì miss Ofelia indrodusse in tutta l’economia domestica grandi riforme, e stabilì in tutta la casa un ordine rigoroso: ma in tutte le cose ove era necessaria la cooperazione degli schiavi, le fatiche di lei riuscivano a quello stesso fine che le fatiche delle Danaidi o di Sisifo. Stanca finalmente, ella ne fece richiami a Saint-Clare.

— «Non c’è modo — diss’ella — d’introdurre l’ordine in questa casa.»

— «Ve lo credo, cugina» rispose Saint-Clare.

— «Che trascuratezza! che scialacquo! che confusione!»

— «Non ne dubito punto.»

— «Oh! non ne parlereste con tanta indifferenza, se vi foste tolto l’incarico di governare la casa.»

— «Cara cugina, egli è meglio che vi dica francamente la verità ad un tratto. Coloro che posseggono schiavi son divisi in due classi assai diverse, in oppressori cioè, ed in oppressi. Coloro che hanno sortito un’indole buona e detestano il rigore, debbono rassegnarsi a molti inconvenienti. Dacchè ci piace di essere circondati da una turba numerosa di creature inette, indisciplinate, ignoranti, c’è d’uopo portar in pace tutte le conseguenze di tale sistema. Si veggono talvolta, e ciò incontra assai raro, padroni dotati d’un tatto singolare che giungono a stabilire l’ordine e la regolarità in casa loro senza adoperare per ciò mezzi severi. Il cielo non mi ha concesso tanta grazia. Sicchè io presi, già è tempo, la risoluzione di lasciar andare l’acqua alla china. Io non permetto che questi poveri diavoli siano bastonati: essi lo sanno, e per conseguenza conoscono pure che il governo è in mano loro.»

— «Ma che non ci sia nè tempo, nè luogo, nè ordine prefisso!.... che regni in tutto tanta spensieratezza!...»

— «Tutti voi, che siete nati presso al polo settentrionale, solete attribuire al tempo un valore straordinario. Ma che volete che si faccia del tempo un galantuomo a cui ne sopravanza assai più di quanto saprebbe impiegarne in qualche modo? Quanto all’ordine ed alla regolarità, che im-