Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 208 — |
la capanna dello zio tom
che hanno un ingegno straordinario per comandare, e un tatto squisito per l’altrui educazione. Elleno sanno con una apparente facilità, e senza essere severe, sottomettere ai loro voleri e stringere in armonioso ordine i varii membri del loro piccolo stato; sanno trarre partito delle diverse attitudini, e bilanciare e compensare sì bene il difetto degli uni coll’eccesso degli altri, che ne risulti un tutto ben regolato ed armonico.
Tale era la signora Shelby; noi già ne abbiamo descritto l’indole, e crediamo che a’ nostri lettori non sia uscita di mente. Se donne siffatte sono assai rare nel Sud, egli è perchè son pure assai rare nel mondo: tuttavia vi si trovano quanto in qualsivoglia altro luogo; e l’organizzazione sociale di cotesto stato porge ad esse una brillante occasione di far conoscere quanto sieno abili nel governo della casa.
Ma ben altra era l’indole di Maria Saint-Clare, la quale non dissomigliava punto dall’indole che già aveva avuto sua madre. Frivola e indolente, senza ordine, senza previdenza, ella non potea avere che domestici che le somigliassero. La descrizione ch’ella avea fatta a miss Ofelia della confusione che regnava in quella casa era in tutto conforme al vero; ma ne avea taciuto affatto la cagione.
Il primo dì che miss Ofelia entrò in ufficio, si alzò alle quattro, e poich’ebbe al solito rassettato ella stessa la propria camera, con gran sorpresa della schiava a cui era stato commesso tale incarico, prese ad esaminare con tutta accuratezza gli armadii, i gabinetti, la cucina, la dispensa, la cantina, i magazzini, de’ quali ella aveva le chiavi. La scoperta de’ misteri nascosti fino a quel dì nelle tenebre rincrebbe estremamente ai domestici, i quali ne levarono alte querele, e, non risparmiarono motteggi contro le dame del Nord.
La vecchia Dina, la quale avea l’alta direzione della cucina, nè avea trovato fino a quel dì chi s’impacciasse di circoscriver limiti al suo potere, nè provò più ch’altri gran collera, temendo che le fossero tolti i privilegi di cui avea fino allora goduto, pacificamente. Niun barone feudale a’ tempi della Magna Carta provò più grave rancore per le usurpazioni della corona.
Dina avea un’indole singolare; e certo dimostreremmo poco rispetto alla sua memoria, se trascurassimo di far conoscere questa donna a’ nostri lettori.
Ella era nata cuciniera, siccome la madre Cloe, siccome molte altre donne della razza africana: ma la Cloe era metodica, istruita, e adempiva al suo ufficio con perfetta regolarità; Dina, invece, era un di que’ genii che si sviluppano da per sè, eccentrica ed ostinata in sommo grado. A somiglianza di alcuni filosofi moderni, ella professava il più profondo disprezzo per la logica e la ragione: e si trincierava spesso nella propria certezza intuitiva. Allor ch’ella si rifugiava in questa sua rôcca non si