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la capanna dello zio tom


Amici: e quantunque egli fosse onesto, sobrio, operoso, e non si potesse allegare particolarmente cosa alcuna contro a lui, pure coloro ch’erano i più spirituali in quella società, trovavano che nel complesso ei lasciava ancor molto a desiderare.

— «L’amico Finea ha certi modi tutti suoi — disse Rachele Halliday, sorridendo; — ma ciascun di noi e persuaso ch’egli ha un ottimo cuore.»

— «Non sarebbe miglior consiglio — disse Giorgio — che noi sollecitassimo la nostra fuga?»

— «Io m’alzai alle quattro del mattino — disse Finea — e venni a tutta fretta; avremo pertanto, se pongono ad effetto il loro disegno, un vantaggio su loro di due o tre ore. Partire innanzi che l’aria sia affatto scura sarebbe imprudenza; poichè ne’ villaggi vi hanno certi tristi, che potrebbero darci non poca noia, se s’avvedessero del nostro viaggio, e cagionarci qualche ritardo. Fra due ore potremo partire senza pericolo. Io vo a cercare di Michele Cross, per pregarlo ch’ei salga a cavallo e ci segua, e osservi attentamente lungo la via, e ci faccia avvertiti se per avventura c’inseguissero. Michele ha un cavallo eccellente che può vincerne molti nel corso. Ove ci sovrasti qualche pericolo, ei ci raggiungerà di leggeri e ce ne darà avviso. Intanto vado ad avvertire Gim e la vecchia che si tengano pronti, e siano pure apprestati i cavalli. La fortuna ci è propizia, e v’è tutta la probabilità che noi giungiamo alla prima stazione prima ch’essi si pongano sulle nostre orme. Coraggio dunque, amico Giorgio! ch’io di siffatte imprese ne ho già condotte a buon fine più d’una.»

Ciò detto, Finea chiuse la porta.

— «Finea è accorto — disse Simeone. — Egli farà per te tutto il possibile.»

— «Ma mi duole estremamente — disse Giorgio — del rischio a cui vi ponete.»

— «Non franca la spesa di parlarne, amico Giorgio. Quanto facciamo ci è comandato dalla nostra coscienza, nè potremmo fare altrimenti. — Ed ora, o madre — diss’egli, voltosi a Rachele — affretta i tuoi preparativi; che certo non vogliamo che se ne partano digiuni.»

E mentre Rachele e i suoi figli erano occupati a far cuocere le focacce, il prosciutto e i polli, e apprestavano tutte le altre cose attenenti alla cena, Giorgio e sua moglie si ritrassero nella loro cameretta, e quivi colle lagrime agli occhi si abbracciavano, e pensavano che tra poche ore potevano forse venir disgiunti senza speranza.

— «Elisa — disse Giorgio — coloro che hanno amici e case e terre e denari, non possono certo amarsi fra loro così ardentemente come noi,