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la capanna dello zio tom
— «Che c’è?» disse Ofelia facendosi alla finestra.
Tom stava assiso sopra un verde cespo nella corte, ed aveva un mazzolino di gelsomini ad ogni occhiello dell’abito; Evangelina, gaiamente ridendo, gli sospendeva al collo una ghirlanda di rose. Fatto ciò, abbandonava il suo corpicciuolo sulle ginocchia, e rideva tuttavia.
— «O Tom, che curiosa figura fate!»
Tom rideva d’un sorriso tranquillo e benevolo, e pareva godere di quello scherzo quanto la sua padroncìna. Quand’egli s’accôrse di Saint-Clare, lo affissò con un guardo e un atteggiamento mezzo apologetico e deprecativo.
— «E potete voi tollerar queste cose?» chiese miss Ofelia.
— «E perchè no?» rispose Saint-Clare.
— «Non saprei, ma ne sento ribrezzo.»
— «Non avreste ribrezzo vedendo un fanciullo accarezzare un gran cane, fosse anche nero; e vi fa poi ribrezzo una creatura che pensa, che ragiona, che sente, che è immortale! Non sono veramente strani questi pregiudizi degli Americani del nord? Noi non ne abbiamo di simili; nè dico già che questo avvenga in noi per virtù; l’abitudine opera ciò che dovrebbe operare il cristianesimo; essa ci toglie queste personali ripugnanze, ripugnanze che, come ebbi occasione di conoscere mercè i miei frequenti viaggi nel Nord, sono assai più forti in tutti voi, che non fra noi. Rifuggite non altrimenti che da un rospo o da un serpe.»
— «Vorreste che non fossero maltrattati, ma non vi sapreste piegare ad aver qualche cosa di comune con loro. Bramate che si mandino in Africa, lungi dai vostri occhi per sempre, e che si spedisca colà qualche missionario che facesse l’eroico sacrificio di educarli in succinto. Non è così?»
— «V’ha qualche cosa di vero nelle vostre parole» rispose miss Ofelia, dopo essere stata un qualche istante pensosa.
— «Che farebbero mai i poveri e gl’infelici senza i fanciulli?» disse Saint-Clare appoggiandosi al davanzale e ponendo mente ad Evangelina, che si allontanava tenendo Tom per mano.
— «I fanciulli sono i soli e veri democratici. Tom è ora un eroe per Evangelina; le sue storie le paiono meravigliose, i suoi canti, i suoi inni metodisti hanno per lei più pregio che un’opera; i trastulli ch’egli ha in saccoccia sono per lei una miniera di pietre preziose. Evangelina è una di quelle rose dell’Eden che Iddio ha sparso guaggiù espressamente per conforto del povero e dell’infelice, per cui non ne germogliano d’alcuna altra guisa.»
— «A udirvi, cugino, si crederebbe che siate un professante» disse miss Ofelia.
— «Un professante? Non vi comprendo.»