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la capanna dello zio tom
fantastiche forme: e questo sentiero era circondato di zolle d’un’erbetta così fina, e fitta per modo, che pareva un velluto di verde colore: quindi una spaziosa via, destinata alle carrozze, rasentava i portici da ogni lato. Due melaranci di non comune grandezza spandevano intorno il soave profumo dei loro fiori, e allegravano d’ombre deliziose quel vago recinto. Erano disposti in ordine fra le aiuole molti vasi di marmo rabescati, che contenevano le più belle piante dei tropici. Ampii melagrani dalle lucide foglie, dai fiori colorati a fiamma; arabi gelsomini sparsi le scure foglie di stelle d’argento; rosai bianchi e vermigli curvi sotto al peso dei loro fiori; gelsomini a color d’oro e verbene odorose confondevano insieme le loro tinte e le soavi fragranze, mentre qua e là qualche antico e misterioso aloè sorgeva con le sue foglie bizzarre e massicce, simile a vecchio incantatore, e parea che guardasse alteramente dintorno quelle fragili piante, a cui un breve giro di stagione dovea togliere il soave profumo e la vita.
Da tutti gli archi delle gallerie pendevano cortine di ricche stoffe orientali, che poteano calarsi a talento per rimuovere i raggi del sole. In breve, l’aspetto di quel soggiorno era splendido oltre modo e romantico.
Quando la carrozza entrò nella corte, Evangelina, impaziente per gioia, parea un uccello pronto a sfuggire di gabbia.
— «Oh! non è bella, amabile, la mia diletta casa? — diss’ella a miss Ofelia. — Non è bella?»
— «Sì, è bella — rispose miss Ofelia scendendo; — ma, a dir vero, parmi che tenga un po’ del pagano.»
Tom scese dalla carrozza, e movea intorno lo sguardo riposato, pieno di gioia tranquilla.
È uopo ricordare, che il negro appartiene alle più splendide e superbe contrade del mondo, ed ha in cuore una passione profonda per tutto ciò che è ricco, splendido, imaginoso; passione a cui si abbandona senza ritegno per modo, ch’ei desta il riso della razza bianca assai più fredda e corretta.
Saint-Clare, che amava estremamente il bello e il poetico, sorrise udendo l’osservazione di miss Ofelia; e volto a Tom, il quale con volto radiante di ammirazione stava riguardando, gli disse:
— «Che te ne pare, Tom, ti torna?»
— «Sì, padrone; bella assai.»
Queste parole erano dette mentre si traevano giù le valigie e si pagava il cocchiere, e mentre una folla di servi d’ogni età e statura, uomini, donne e fanciulli venivano correndo traverso le gallerie per veder giungere il padrone.
Il primo tra loro era un giovane mulatto, personaggio evidentemente