Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 159 — |
la capanna dello zio tom
Ben tosto si seppe in casa il ministro, e in casa il medico, e nel negozio di mode di miss Peabody, che miss Ofelia Saint-Clare parlava di recarsi alla Nuova-Orleans con suo cugino, epperò l’intero villaggio prese un tale progetto a materia di mille cicalecci.
Il ministro che parteggiava caldamente per l’abolizine della schiavitù, temeva che forse tal viaggio potesse incoraggiare alcun poco quei del Sud a durare nel loro sistema. Il dottore invece, che stava per l’opposto partito, era d’avviso che miss Ofelia dovesse porre ad effetto il proprio disegno per dimostrare a quei della Nuova-Orleans che essi infine nello Stato di Vermont non aveano mala voce. Egli era di opinione che gli abitanti del Sud avesser bisogno d’essere incoraggiati. Quando poi si seppe comunemente che miss Ofelia aveva stabilito di partire, essa per lo spazio di quindici dì fu solennemente invitata a prendere il thè da tutti gli amici e vicini, e i progetti di lei furono lungamente discussi ed esaminati. Miss Moseley, ch’era stata chiamata a lavorare pel corredo di miss Ofelia, stupiva che si fossero fatte tante compre. Si sapea di buon luogo, che il signor Sinclare (così storpiavasi nel vicinato il cognome di Agostino) avea dato cinquanta dollari alla cugina, e dettole che si comperasse ciò che più le pareva opportuno; e che già erano state mandate da Boston per lei, oltre un cappello, due vesti di seta. Se poi tanto sfoggio fosse lodevole o no, se ne disputava diversamente, e l’opinion pubblica era divisa: alcuni affermavano che non v’era da ridire, e che per grande che fosse la spesa, non dovendosi fare più che una volta, non si potea biasimare; altri per contrario, sostenevano pertinacemente, che sarebbe stato assai miglior consiglio il mandare que’ cinquanta dollari alla società delle missioni. Ma in una cosa s’accordavano tutti, cioè nel dire che non si era mai veduto un ombrellino più grazioso di quello che era giunto recentemente da Nuova-Jork, e che una delle vesti di seta era veramente bellissima, checchè si dovesse giudicare di chi se l’era procacciata. Correvano altresì voci d’una pezzuola ornata di merletto; si aggiungea pure da alcuni che gli angoli n’erano ricamati; ma quest’ultima affermazione non era confortata di testimonianze sicure, ed è tuttora materia di contrarie sentenze.
Miss Ofelia, qual voi la vedete al presente, vi sta ritta innanzi vestita d’una lucida veste di tela di color bruno. Ella è alta della persona, di forme quadre e angolose: il suo volto e magro assai, di lineamenti duri ed acuti; le labbra sono compresse come di chi sia avvezzo a formarsi sopra ogni oggetto un’opinione ferma e ricisa; gli occhi neri e vivaci si volgono intorno con moto irrequieto, e par ch’ella ricerchi per tutto se v’abbia cosa che debba essere posta in ordine. Tutti i suoi movimenti sono ruvidi, pronti ed energici; ella parla rado e breve, ma le sue parole vanno