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la capanna dello zio tom


— «Nol so, damigella Eva.»

— «Nol sapete?»

— «No. Sarò venduto a qualcuno. Non so a chi.»

— «Mio papà potrebbe comprarvi — soggiunse Eva vivacemente; — e se vi compera, avrete buon tempo. Di quest’oggi voglio pregarnelo.»

— «Ve ne ringrazio, buona damigella!» disse Tom.

Il piroscafo si fermò ad una piccola stazione per provvedersi di legna, ed Eva, vedendo suo padre che la chiamava, gli corse incontro saltellando. Tom si levò in piedi per offrire il suo aiuto a coloro che caricavano le legna, e ben presto si trovò all’opera.

Eva e suo padre stavano appoggiati al parapetto, per vedere come il piroscafo prendea le mosse; la ruota avea già fatto due o tre giri nell’acqua, quando per una scossa repentina, la fanciulla perdè l’equilibrio e cadde nell’acqua. Il padre, mal giudicando ció che si facesse, stava per gittarsele addietro; ma fu rattenuto a tergo da un viaggiatore, il quale si accorse che altri avea prestato un aiuto più efficace alla fanciulletta.

Tom stava appunto nel piano secondo, sotto di lei, quando ella cadde; le vide fare un tonfo nell’acqua, sprofondarvisi e in un subito le fu dietro. Robusto, tarchiato, come era, gli era facile tenersi a gala, finchè, di lì a un momento, la fanciulla venne alla superficie dell’acqua, la prese tra le braccia, e nuotando col dolce peso sino al fianco del piroscafo, la porse a cento mani, che tutte, al tempo stesso, quasi avessero appartenuto a un solo uomo, si stesero per riceverla. Di lì a pochi momenti suo padre la trasportava, tutta gocciolante acqua e svenuta, nella camera riservata alle donne, dove, come avviene in casi consimili, sorse tra loro tal gara d’affettuose cure, da impedirne, anzichè, accelerarne, i mezzi di aiutarla efficacemente.

Al domani, sul tramontare d’un giorno caldissimo, il piroscafo approdava in vicinanza di Nuova Orleans. A bordo, tutto era in moto; i viaggiatori, nelle loro cellette, raccoglievano i rispettivi fardelli e si preparavano a calare in terra. L’equipaggio s’affaccendava a metter in sesto, a pulire ogni cosa, per preparare al piroscafo un’entrata trionfante, una grande entrée.

Il nostro amico Tom, seduto sul ponte inferiore, colle braccia conserte al petto, volgea gli occhi, tratto tratto, ansiosamente, ad un gruppo di persone che stavan sull’altra parte del piroscafo.

Vi era la bella Evangelina, un poco più pallida del giorno prima, ma senza mostrar traccia del sinistro che l’avea colta. Le stava presso un giovane di grazioso aspetto, di persona ben conformata, mezzo sdraiato con non curanza sopra una balla di cotone, con un grosso portafoglio spiegato sotto gli occhi; giovane che, a primo sguardo, ti si palesava per