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la capanna dello zio tom


— «Io tratterei il possessore di schiavi non altrimenti che lo schiavo stesso, se Dio io conducesse nell’afflizione alla mia porta.»

Simeone il giovane divenne rosso come fiamma; ma la madre, sorridendo, gli disse: «Simeone è un buon figliuolo; crescendo, diverrà eguale a suo padre.»

— «Spero, mio buon signore, che non vi troverete in impicci per causa mia» — disse Giorgio ansiosamente.

— «Non temere, Giorgio, perchè appunto per questo Dio ci pose nel mondo. Se non avessimo a soffrir travagli per causa della giustizia, non saremmo degni del nome nostro.»

— «Ma — soggiunse Giorgio — non vorrei che ciò avvenisse per causa mia.»

— «Non temere, caro Giorgio; non è per te, nè per l’uomo che facciam questo, ma per Dio — disse Simeone. — Rimanti qui tranquillo durante il giorno; stasera poi, a dieci ore, Finea Fletcher ti trasporterà alla prossima stazione, insieme al resto della compagnia. Tu sei inseguito accanitamente; non devi perder tempo.»

— «In questo caso, perchè aspettar sino a notte?» disse Giorgio.

— «Qui, di giorno, sei in sicuro: in questa colonia non vi sono che amici, e tutti stanno a vedetta; d’altra parte, è minor pericolo viaggiar di notte.»


CAPO XIV.


Evangelina.


Il Mississipì! Qual verga magica trasmutò le sponde di questo fiume, dacchè Chateaubriand lo descrisse nella sua prosa poetica, come errante tra foreste immense, tra solitudini inesplorate, tra meraviglie non mai viste di una natura vegetale ed animale?

In breve tempo le bellezze selvaggie, fantastiche di queste scene si tramutarono in una realtà non meno fantastica e splendida. Quale altro fiume del mondo porta all’Oceano sopra il suo seno, le ricchezze, il commercio d’un paese simile a questo paese — paese i cui prodotti abbraccia quanto si trova fra i poli e i tropici? Quell’onde torbide, impetuose, spumeggianti non rendono, direi quasi, imagine di quel turbine vorticoso di affari com-