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la capanna dello zio tom
tenervi in buona salute e di buon animo. Non mi fate il broncio; tenetevi su, ragazzi; siate bravi, e io vi tratterò bene.»
I negri, cui si volgevano queste parole, risposero coll’invariabile «sì, padrone,» parola che da secoli è il ritornello della povera Africa; ma dobbiamo aggiungere che l’espressione dei loro sguardi era ben altro che allegra. Aveano i meschini pregiudizii di amare, chi la moglie, chi la madre, chi la sorella, chi i figliuoli che per l’ultima volta avean salutati; e quantunque fossero sollecitati a stare allegri, l’allegria non era troppo pronta a secondar l’invito.
— «Avea una moglie — disse l’articolo numerato col nome di John — d’anni 30 — ponendo la sua mano incatenata sul ginocchio di Tom, — e non ebbi tempo di dirle una sola parola, povera donna!»
— «Dove abita?» chiese Tom.
— «In una osteria poco distante di qui — rispose John; — se potessi rivederla almeno una volta ancora!»
Povero John! era ben naturale questo suo desiderio; e non men naturali erano le lacrime che gli scorreano per le guancie quasi fosse stato un bianco. Tom trasse un lungo sospiro dal cuore oppresso, e, come meglio poteva, cercò modo di consolarlo.
Nella camera, sopra il loro capo, stavan riuniti padri, madri, mariti e mogli; e scherzavano, danzavano intorno ad essi fanciulli vispi, graziosi come farfalle; ogni cosa era lieta e sorridente per essi.
— «Mamma — disse uno dei fanciulli che era corso a guardar nella cala; — là sotto è un mercante di schiavi con quattro o cinque negri che mena con sè.»
— «Povere creature! esclamò la madre con accento di dolore e d’indignazione.»
— «Che c’è» chiese un’altra signora.
— «Alcuni poveri schiavi, qua sotto» rispose la madre.
— «E li hanno incatenati» riprese il fanciullo.
— «Che vergogna per il nostro paese che si veggano cose tali!» disse un’altra signora.
— «È argomento su cui ci ha molto a dire pro e contro — disse una graziosa signora che stava cucendo presso la porta della sala, mentre una ragazzina ed un fanciullino si trastullavano intorno a lei. — Io sono stata nel Sud, e posso assicurare che i negri non vi potrebbero star meglio se fossero liberi.»
— «Concedo che alcuni di essi, e per riguardi speciali sieno ben trattati — disse la signora cui erano state indirizzate queste parole. — Ciò che v’ha di più orrendo nella schiavitù si è, a parer mio, l’oltraggio che si reca ai sentimenti, agli affetti di natura, per esempio, separar la famiglia.»