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La Basilica di S. Giulio, situata nell’isola dello stesso nome che sorge di fronte ad Orta sul lago omonimo, è nota a quanti si interessano delle cose d’arte e di storia del nostro Paese, ed è celebre fra tutti coloro che muovono da ogni parte del mondo ad ammirare i gioielli profusi dalla natura nella regione dei nostri laghi subalpini.

Di essa molti hanno scritto ed anche favoleggiato, e specialmente se ne occuparono scrittori e prelati della regione novarese che sempre ebbe colla Basilica intimi legami storici ed economici. Fra questi autori ricordo il Rev. Bescapè (Novaria Sacra, 1611), Lazzaro Agostino Cotta (Corografia dell’Isola, 1688); Can. Giulini (Vita dei Santi Giulio e Giuliano, 1749). Il Bonino, il Padre Bonola, il Modroni, e più vicini a noi: G. Avogadro di Valdengo (Storia dei Santi Giulio e Giuliano, 1840), Fara (La Riviera d’Orta, 1861), il Giovanetti, A. Rusconi, col suo pregiato lavoro Il Lago d’Orta (1880) ed il Fusi (1901-1903).

Tutti questi scrittori si sono basati quasi esclusivamente sulle tradizioni e sui documenti, in verità molto scarsi, che della basilica giunsero fino a noi: nessuno di essi ha fatto del monumento uno studio approfondito dal punto di vista architettonico e stilistico.

È quanto io feci negli anni che precedettero il 1918, quando tale mio studio venne pubblicato negli Atti della Soc. Piemontese di Archeologia e Belle Arti. Dopo d’allora la Basilica di S. Giulio fu solo presa in esame da due altri studiosi, cioè il Professore americano A. Kingsley Porter, e sulle sue tracce lo studioso italiano