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Campanile. - Il maestoso campanile di S. Giulio suscita in chi lo studia particolare interesse per diverse ragioni.
Nelle ricerche da me fatte intorno all’arte lombarda della circostante regione e di quelle adiacenti, mi colpì il fatto di non trovare alcun campanile che assomigliasse a quello di S. Giulio, gli elementi costruttivi e decorativi del quale venivano quasi a costituire un sistema a sè notevolmente più progredito (Fig. 23).
Le fotografie dei campanili di S. Filiberto e di S. Maria di Armeno (le prime parrocchie sorte nella Riviera d’Orta quando si staccarono dalla chiesa madre di S. Giulio), e quelle dei campanili di S. Bartolomeo di Villa d’Ossola e di S. Abbondio di Masera, paesi della vicina regione ossolana, lo mostrano in modo evidente (Fig. 24, 25, 26 e 27).
D’altra parte, estendendo le indagini alla regione piemontese subalpina, mi venne fatto di trovarne parecchi che avevano col campanile di S. Giulio stretti legami di parentela. Voglio parlare dei campanili di S. Benigno di Fruttuaria, del Duomo di Ivrea, di S. Stefano di Ivrea, trascurando quello di S. Giusto di Susa che pur ha con questi molte affinità (Fig. 28, 29 e 30).
Opera di Guglielmo da Volpiano. - E’ noto che l’Abbazia di Santa Maria e di S. Benigno di Fruttuaria fu costrutta nei primissimi anni del secolo XI dal monaco Benedettino Guglielmo figlio di Roberto di Volpiano, il quale fu abate di Dijon ed allievo di S. Majolo abate di Cluny1. Ora il campanile di S. Benigno presenta delle bifore partite da colonne portanti capitelli a men-
- ↑ Rivoira, Le origini dell’architettura lombarda; Mabillon, Acta sancti. Ord. S. Benedicti; Vita S. Guillelmi Abbatis divionensi, Auctore Glabro Rodulfo monaco; D’Achery, Spicilegium, Cronica S. Benigni Divionensis; Provana, Studi critici della storia d’Italia ai tempi di Re Arduno. Sententia Henrici I Imperatrois, p. 387.