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i bassorilievi raffiguranti gli emblemi degli evangelisti con draghi ed intrecci, i due capitelli originali delle colonne che lo portano (gli altri due furono fatti o sostituiti da non molto) e che sono quasi identici al prototipo di cui ci fornisce un esempio il Duomo di Torcello riportato dal Cattaneo1; il confronto fra i suoi elementi decorativi e quelli dei pilastri delle navate del S. Ambrogio, e specialmente di uno dei residui pilastri di S. Celso che rappresenta la volpe e la lepre con fogliami (secolo X-XI), ecc. (Fig. 22), lo dicono opera di un artista provetto e frutto di un’arte già molto sviluppata, ed in ogni caso non anteriore alla fine 1° secolo dopo il mille.

Quest’ambone non è sempre stato là dove ora si trova, e parecchi indizi fanno arguire che esso abbia cambiato di posto quando nel secolo XVII fu costrutta la cripta. Mentre infatti gli amboni dei primi anni dopo il mille avevano ordinariamente la loro fronte rivolta ai fedeli, il nostro porge invece loro il fianco; e mentre essi allora si trovavano fra il presbiterio e la navata principale, quello di S. Giulio trovasi ora sotto una delle arcate laterali che quasi lo soffoca. Esso è inoltre decorato sopra tre soli lati, essendo il quarto aperto.

L’ambone doveva perciò in origine trovarsi quasi di fronte al luogo dove ora sta, ed addossato al pilastro destro della crocera maggiore donde volgeva la fronte verso la navata come ho segnato nella pianta.

Ciò è confermato dalla minore altezza che la sua colonna rinvenuta or son pochi anni ha in confronto di quelle già in posto, minore altezza dovuta certamente al trovarsi allora l’ambone appoggiato posteriormente al pavimento del presbiterio più rialzato di quello della navata. Si spiega così anche la ragione dei fori quadrati che trovansi praticati nelle colonne posteriori di esso, fori che avrebbero servito di incastro alle chiu-


  1. L’Architettura in Italia dal secolo VI al mille.