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Giov. Angelo Arcimbaldo, e nel 1611 dal vescovo Bescapé.

Negli anni correnti fra i secoli XV e XVIII l’interno fu a varie riprese decorato con affreschi, dipinti e stucchi, che ancor oggi mascherano in gran parte la struttura dell’edificio.

Sul finire del XVII secolo fu costrutta la cripta per opera dell’arch. can. G. A. Martelli di Miasino. Verso la metà del secolo XIX venne distrutto un tratto di pavimento a mosaico rappresentante i segni dello zodiaco ed altri soggetti sacri, e sostituito con un battuto comune.

A mezzodì della Basilica vuolsi esistesse un palazzo già dei duchi longobardi, occupato in seguito da Berengario e dalla regina Villa, e che sulle sue rovine sia poi sorto l’attuale palazzo del vescovo. Questo palazzo, riedificato nel secolo XIV dal vescovo Guglielmo Amidano ed ampliato dal vescovo Arcimboldo nel secolo XVI, come riporta il Bescapé, fu dal Bescapé stesso rinnovato in parte nel XVII secolo, e dopo di lui ristorato da Mons. Visconti e da altri vescovi. Esso, se si eccettua un pilastro rotondo (Fig. 33), che serviva forse a portare il tetto della scala esterna d’accesso alla porta laterale della Basilica, non conserva ormai più traccia delle primitive costruzioni.

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Ecco quanto era fin qui ammesso intorno alla Basilica, e ciò in molte parti non concorda, come vedremo, coi risultati di una diligente analisi del monumento.

Lo studio intimo della Basilica di S. Giulio è ora notevolmente ostacolato dalle costruzioni che le furono addossate e che quasi la soffocano, e dalle opere decorative interne che, specialmente nel secolo XVIII, ne mascherarono le forme primitive (Fig. 1). Queste costruzioni e queste decorazioni si oppongono a ricer-