Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
- 8 - |
celebre negli annali Benedettini e di cui più avanti si avrà occasione di parlare.
Immediatamente dopo l’assedio Ottone, con diploma del 29 luglio 962 conservato nella Basilica stessa, donava ai Canonici di essa due corti (o masserie) di complessivi 40 mansi colle loro pertinenze nel contado di Pombia inferiore. In tal diploma è accennata l’esistenza di una chiesa nel castello dell’isola (in praedicto castro) e del corpo di S. Giulio in essa tumulato. Con altro diploma del 13 gennaio 969 Ottone restituisce all’allora vescovo di Novara Aupaldo la giurisdizione ed il dominio della riviera di S. Giulio e della città di Novara coi poteri prima spettanti al Conte e colle relative larghe rendite1.
Nel 1002 Arduino, eletto re d’Italia, toglie la Riviera, e con essa la Basilica di S. Giulio, al vescovo Pietro che parteggiava per Enrico II, e la tiene sotto la sua dominazione fino al 1015, nel quale anno essa ritorna, per opera di quest’ultimo imperatore, ai vescovi novaresi. Questi la tengono, fatta eccezione di un intervallo di circa un secolo fra il 1522 ed il 1615, fino ai primi anni del secolo XIX, riportandone frequenti donazioni. Si conoscono quelle di Ottone III al vescovo Pietro nel 1001, di Enrico II nel 1015, di Corrado II nel 1025 e 1028 che concede ai vescovi nuove investiture a Pombia, Vespolate, Olengo, Cureggio, nell’Ossola e sulla riviera d’Orta, di Enrico III re d’Italia e IV imperatore di Germania nel 1060; quelle dei privati Gisemprando, Adamo, Ariberto, Giovanni Diacono ed Ildeprando, tutti di Invorio Superiore, nell’anno 10392; ed altre posteriori, che meno interessano il nostro studio.
Dicono pure le cronache che la Basilica subì restauri e modificazioni nei secoli VIII e IX, ed appaiono ancor oggidì traccie di lavori fatti nel 1541 dal vescovo
- ↑ Morbio, Storia di Novara.
- ↑ G. B. Morandi, Le carte del Museo civico di Novara, 1913.