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2 LA VITA

fatti ci trasportano veramente in quelle età che descrivono con tanta maestria e in esse ci fanno vivere, e chi legge quei loro canti, sente che ne spira un aura vitale che l’invade e l’accende, mentre bene spesso le ricerche aride e minute di uno storico lasciano freddo il cuore e l’animo, come avviene a chi si aggira per le vaste e fredde e silenziose sale di un museo di antichità laddove tutto tace ed è immobile, perchè tutto è morto.

Quello però su cui può cader dubbio nei canti epici, è sempre il fatto narrato, poiché in tutto quell’insieme di leggende eroiche che ci hanno tramandate le antiche età, anche se molta parte può esser vera, vi si è però aggiunta tanta parte di meraviglioso e d’inverisimile e di soprannaturale, da non esser facile il discernere quella da questa anche con approssimativa precisione. Così potrà ben riguardarsi come in gran parte vera la guerra di Troia, e vero si potrà ritenere il fatto della strage dei re Borgognoni narrato nel poema dei Nibelungen, ma con quante restrizioni e dentro a quali limiti possa essere accettata la verità di questi fatti, è ben facile a intendersi da chi solo per un poco vi pensi. Levando tutto quell’intervento di Dei, tutta quella parte di mitico che adorna e fa risplendenti le figure degli eroi, levando ancor tutto ciò che l’esuberante fantasia di mille rapsodi vi può avere aggiunto in tante generazioni, in verità che ci resta beh poco di vero e di solido su cui potere insistere e fermarci.

Ma quello di cui non si può dubitare in alcuna maniera, prescindendo sempre da alcune casuali e accessorie aggiunte o mutazioni, è tutta quella parte che riguarda i riti e i costumi degli eroi, ciò ch’essi fanno in pubblico e in privato, in guerra e in pace, nei campi di battaglia e accanto al focolare domestico, nell’assemblea degli eroi, alla presenza del loro principe e signore. Tutti questi costumi che per una inclinazione speciale a tutte quante le epopee d’India, di Persia, di Grecia e di paesi teutonici, sono sempre minutamente descritti, sono anche un prezioso monumento, autentico, dico, e indubitabile, di quelle remote età, un ricordo genuino, un documento che io non dubito chiamare veramente storico. Anche infatti, ammettendo, come è vero, che in molti punti il poeta si sia lasciato andare alla fantasia descrivendo i costumi de’ suoi eroi, pur tuttavia la maggior parte di quei costumi primitivi, innocenti e ingenui, ferini talvolta ed egoistici, dev’esser vera. E quell’arte alata, come dice Pindaro, del poeta che li descrive, bellamente e tacitamente, senza violenza alcuna, ci fa rivivere dinanzi quelle scene di una vita tanto lontana dalla nostra, e però tanto differente e ricca