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16 LA VITA

paterna. Ciò fatto, si celebrava solenne convito, che ripetevasi poi per sette giorni e sette ancora, e talvolta anche per tutto un mese, con mirabile profusione di cibi e di vini, quanta ne poteva dare e sopportare l’età eroica e quanta ne poteva immaginare l’accesa fantasia di un poeta. Ma intanto i giovani sposi erano accolti ad albergare in una parte separata del castello, nè là era loro concesso di riposarsi dalle feste clamorose e prolungate, poichè ad ogni sera una eletta compagnia di musici e di cantori, circondava il castello, e per tutta la notte assordava l’aria con una musica festosa. Che anzi la leggenda, nel descriver le nozze di Zàl e di Rudàbeh, figlia del re di Kabul, aggiunge ancora che per quelle notti, al fiero strepito della barbarica musica, non solo non poterono chiudere gli occhi al sonno gli abitanti di quella terra, ma le fiere ancora e i volatori della foresta non riposarono e fuggirono spaventati dai loro luoghi conosciuti. Terminate le feste, lo sposo prendeva licenza dai genitori della sposa, e accompagnato da mille auguri e benedizioni conduceva su di un palanchino splendidamente ornato a festa la sua nuova compagna alla paterna casa.

Costume eroico fin dai più antichi tempi era la caccia, e la Bibbia ci dice che uno dei più fieri e temuti personaggi delle prime età del genere umano era anche cacciatore, Nembrod il terribile cacciatore nel cospetto di Dio. Ora, la leggenda persiana ricorda un solo eroe fra i tanti di cui narra le imprese, che fosse anche cacciatore; e questi era Rustem, figlio di Zàl. Gli altri eroi persiani hanno tutti qualche cosa di più eletto e di più elegante nei loro costumi, poiché sono avvezzi a vivere in corte; ma in Rustem trovasi qualche cosa di ruvido e di selvaggio e perciò appunto egli è anche cacciatore, mentre gli altri tutti non sono. E si noti qui che anche altre leggende epiche di altri popoli fanno una profonda distinzione tra carattere e carattere di eroi, e conseguentemente anche tra i loro costumi. Si confrontino perciò i caratteri di Teseo, di Aiace e di Achille col carattere di Ercole e si confrontino tra loro i costumi alti e nobili dei primi e quelli ruvidi e selvaggi del secondo; si pongano accanto gli eroi leggiadri e nobili e i giganti fieri e indomiti dell’Edda e si veda quanta differenza corra tra gli uni e tra gli altri. Ora questa stessa differenza trovasi tra il figlio di Zal e gli altri eroi dell’epopea persiana; Rustem infatti non sta come gli altri alla corte, ma vive solitario nel suo castello donde si parte nei momenti soltanto che un gran pericolo il richiama al cospetto del re; il modo suo di vivere rifugge dalle mollezze e dalle delizie dei cortigiani; i pasti suoi sono carni abbrustolite sul