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rosati e il melo, e il pero, il susino, il mandorlo e l’albicocco, quasi tutti sposati all’arrampicante vite — qui il biancospino, qui il profumato giglio delle convalli, il modesto, ma pur vago ciclamino, il narciso, le primole e le viole sboccianti da

    vano dal Re, dal Concossola, dal fiumicello di Cazzano e l’argine che le conteneva è stato rotto fra la punta dell’agro di Casnigo e quello di Prato di Colle dove s’apre attualmente la strada per cui vanno a confluire nel Serio (Molino di Mergarolo). L’attuale Leffe ne dovea dunque essere il fondo massimo.
    Altrove il succitato scrittore dice: «Il naturalista che visita le miniere di Valgandino e che discendendo in quegli spaziosi sotterranei trovasi racchiuso in un grande ammasso di combustibile fossile, che non sa indovinare tampoco a quanta profondità si estenda sotto i suoi piedi, si sente stimolato dalla curiosità di conoscerne l’origine e la natura, e qualora ravvisa non essere altro che un vasto deposito di avanzi di esseri organici, di piante che vegetavano un tempo all’aprico, di alberi che costituivano estese foreste nei monti circonvicini, l’immaginazione tosto ricorre alle strepitose catastrofin 1 che avranno accompagnato questo avvenimento ed alla serie d’anni che sarà trascorsa perchè la mano lenta del tempo e l’influenza degli agenti chimici abbia potuto così diversamente modificare queste sostanze ed appropriare con una graduata metamorfosi ad un regno della natura le produzioni di un altron 2.

  1. Ciò che ragionevolmente (a primo aspetto) appoggerebbe la formazione di un tale ammasso alla forza immane di qualche catastrofe meteorica, si è la cronaca manoscritta di Frate Jacopo da Agni, vissuto alla metà del secolo XIII, posseduta dalla Biblioteca Ambrosiana, dimostrando essa che ai tempi di S. Gregorio Magno fuvvi una tale innondazione per cui le acque asportarono intiere selve in tutto il piano Lombardo.
  2. Ecco come si presentano questi banchi di lignite:
    1.° Argilla bianchiccia saponacea mista a conchiglie indigene.
    2.° Strati legnosi formati di larice, indi dei banchi di noce ne’ quali tratto tratto osservansi i frutti.
    3.° Il letto che serve di base alla lignite è parimenti argilloso piuttosto consistente perchè frammisto a sabbia miacea.

    NB. Non è poi raro il rinvenimento di ossa fossili, tibie, mandibole, denti che si vogliono avanzi elefantini. Lo scheletro di un mastodonte che si conserva al Museo di Storia Naturale a Milano, fu rinvenuto appunto negli scavi di Leffe, se la memoria non ci fa difetto, nel luglio del 1868.