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La sposa indifferente. CANTICO, 6, 7. poi pentita.
mirra ed i miei aromati; io ho mangiato il mio favo e il mio mele; io ho bevuto il mio vino e il mio latte. Amici, mangiate, bevete, e inebbriatevi d’amori.
Io dormiva, ma il mio cuore vegghiava; ed io udii la voce del mio amico,
il quale picchiandOj diccva: Aprimi "■, sorella mia, arnica mia. colomba mia, compiuta mia; perciocche il mio capo e pieno di rugiada, e le mie cliiome delle stille della notte.
Ed io risposi: Io ho spogliata la mia
gonna, come la rivestirei? io mi ho lavati 1 piedi, come li brutterei?
L’amico mio mise la mano per Io buco
delV uscio, e le mie interiora si commossero per amor di lui.
Io mi levai, per aprire al mio amico;
e le mie mani stillarono mirra, e le mie dita mirra schietta sopra la coda della serratura. (5 Io apersi all’amico mio; ma l’amico miogik si era ritratto, ed erapassato oltre; io era fuor di me, quando egli parlava; io Io cercai, ma non Io trovai; io Io chiamai, ma egli non mi rispose.
Le guardie die vanno attomo alia citta,
mi trovarono, mi batterono, mi ferirono; le guardie delle mura mi levarono il mio velo d’addosso.
Io vi scongiuro, figliuole di Gerusalemme,
se trovate il mio amico, che gli rapporterete? Mapportategli che io languisco di amore.
Che e il tuo amico, piii che un altro
amico, o la piii bella d’infra le femmine? che t il tuo amico, piii che un altro amico, che tu ci hai cosi scongiurate?
II mio amico e bianco e vermiglio,
portando la bandiera fra diecimila.
II suo capo e oro finissimo, le sue
chiome so/io crespe, brune come uu corvo.
I suoi occhi paiono colombe presso
a ruscelli d’acque; e sono come lavati in latte, posti come dentro i castoni d’un anello.
Le sue guance son siraili ad un’aia
d’aromati, a bussoli d’odori; le sue labbra paiono gigli, e stillano mirra schietta.
Le sue mani paiono anelli d’oro,
ne’ quaU sono incastonati berilli; il suo ventre e avorio pulito, coperto di zaffiri.
Le sue gambe son come colonne di
marmo, fondate sopra piedistalli d’oro lino; il suo aspetto e simile al Libano, eccellente come i cedri.
II suo palato e tutto dolcezze, ed egli
c tutto amorevolezze. Tale 1 l’amor mio, tale e V amico mio, o figliuole di Gerusalemme. A OVE h andato il tuo amico, o la più ^ bella d’infra le femmine? dove si e volto r amico tuo, e noi Io cercheremo teco?
H mio amico e disceso nel suo orto,
all’aie degli aromati, per pasturar la sua greggia negli orti, e per coglier gigIL
io son dell’amico mio; e l’amico vcm,
che pastura la sua greggia fra i gigli, e mio.
Amica mia, tu sei bella come Tirsa,
vaga come Gerusalemme, tremenda come campi a bandiere spiegate,
Kivolgi gli occhi tuoi, ch^non mi
riguardino fiso; perciocche essi mi fan brillare; i tuoi capelli son come una mandra di capre lisce di Galaad.
I tuoi denti son simili ad una mandra
di pecore che salgono fuor del lavatoio, le quali hanno tutte due gemelli, e fra esse non ve n’e alcuna senza figlio.
La tua tempia, per entro la tua chioma,
e simile ad un pezzo di melagrana.
Vi son sessanta regine, e ottanta concubine,
e fanciulle senza numero;
Ma la colomba mia, la compiuta mia,
e unica; ella e unica a sua madre, e singolare a quella che l’ha partorita; le fanciulle l’hanno veduta, e l’hanno celebrata beata; le regine altresi, e le concubine, e r hanno loaata,
Chi e costei, che apparisce simile
all’alba, bella come la luna, pura come il sole, tremenda come campi a bandiere spiegate?
Io son discesa al giardino delle noci,
per veder le piante verdeggianti della valle, per veder se le viti mettevano le lor gemine, e i raelagrani le lor bocce.
Io non mi sono avveduta che il mio
desiderio mi ha reuduta simile a’ carri di Amminadab.
Kitorna, ritorna, o SuUamita; ritorna,
ritorna, ch^ noi ti miriamo. Che mirerete nella Sullamita? Come una danza a due schiere. •7 O FIGLIUOLA di principe, quanto • son belli i tuoi piedi nel lor calzamento! le giunture delle tue cosce son come monili di lavoro di mani d’artefice.
E tuo bellico e una tazza rotonda, nella
(luale noB manca giumhiai beveraggio; il tuo ventre e un mucchio di grano, intorniato di gigli.
Le tue due mammelle paiono due cavrioletti
gemelli.
II tuo collo pare una torre d’avorio;
e gli occhi tuoi le pescine che sono in Hesbon, presso alia porta di Bat-rabbim; la tua faccia pare la Torre del Libano che riguarda verso Damasco.
II tuo capo sopra te pare un Carmel,
e la cliioma del tuo capo pat^e della porpora reale, attaccata a’ palchi. Apoc. 8. 20. 555 -G