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Il corteo nuziale. CANTICO, 3-5. Amore dello sposo.
13 Il fico ha messi i suoi ficucci, e le viti fiorite rendono odore; levati, arnica inia, bella mia, e vientene.
14 colomba mia, che stai nelle fessure delle rocce, ne’ nascondimenti de’ balzi, fammi vedere il tuo aspetto, fammi udir la tua voce; perciocch^ la tua voce e soave, e il tuo aspetto e bello.
Pigliateci le volpi, le piccole volpi, che
guastano le vigne, le nostre vigne fiorite.
II mio araico d mio, ed io son sua;
di lui che pastura la greggia fra i gigli.
Eitornatene, amico mio, a guisa di
cavriuolo o di cerbiatto, sopra i monti di Beter, tinche spiri V aura del giorno, e che le ombre se ne f uggano. O 10 ho cercato nel mio letto, nelle notti,
- ^ colui che F anima mia ama; io l’ho
cercato, e non l’ho trovato.
Ora mi levero, e andr6 attorno per la
cittk, per le strade, e per le piazze; io cercher6 colui che l’anima mia ama; io l’ho cercato, ma non l’ho trovato.
Le guardie che vanno attorno alia citta,
mi han trovata • ed io ho detto loro: Avete voi pun to veduto colui che l’anima mia ama?
Di poco gli avea passati, ed io trovai
colui che l’anima mia ama; io Io presi, e nol lascer6, finch^ io non F abbia menato in casa di mia madre, e nella camera di quella che mi ha partorita.
Io vi scongiuro, figliuole di Gerusalemme,
per le cavriuole, e per le cerve della campagna, che voi non isvegliate F amor mio, e non le rompiate il sonno, finche le piaccia. II corteo nuziale — Lo sposo esprimeilsuo amove per la sua sposa.
Chi e costei che sale dal deserto, simile
a colonne di fumo, profumata di mirra, e d’incenso, e d’ogni polvere di profumiere?
Ecco il letto di Salomone, intorno al
uale sono sessant’uomini valenti, de’ proi d’Israele.
Essi tutti maneggiano la spada, e sono
ammaestrati nelF arme; ciaecuno ha la sua spada al fianco, per gli spaventi notturni.
II re Salomone si ha fatta una lettiera
di legno del Libano.
Egli ha fatte le sue colonne d’argento,
il suo capezzale d’oro, il suo cielo di porpora, e il mezzo di essa figurato a lavoro di mosaico delV ejffigie di colei ch’egli ama fra le fighuole di Gferusalemme.
Figliuole di Sion, uscite fuori, e vedete
il re Salomone con la corona, della auale sua madre F ha coronato nel giorno elle sue sponsalizie, e nel giorno delF allegrezza del suo cuore. A ECCOTI bella, amica mia, eccoti bella; ^ i tuoi occhi, per entro la tua chioma, somigliano que’ de’ colombi; i tuoi capelli son come una niandra di capre lisce del monte di Galaad.
I tuoi denti son come una mandra di
pecore tutte uguali, che salgono fuor del lavatoio, ed hanno tutte due gemelli, senza che ve ne sia alcuna senza figlio.
Le tue labbra somigliano un filo tint(>
in iscarlatto, e il tuo parlare e grazioso; la tua tempia, per entro la tua chioma, pare un pezzo di melagrana.
II tuo collo somiglia la torre di Davide,
edificata per gli esercizii delF armi, alia quale sono appiccati mille scudi, tutte le targhe de’ prodi.
Le tue due mammelle son come due
cavrioletti gemelli che pasturano fra i gigli.
Finche spiri V aura del giorno, e che
le ombre se ne fuggano, io me ne andro al monte della mirra, e al colle delF incenso.
Tu set tutta bella, amica mia, e non vi
6 dif etto alcuno in te ".
Vieni meco dal Libano, o Sposa, vieni
meco dal Libano; riguarda dalla sommita di Amana, dalla sommitk di Senir, e di Hermon, da’ ricetti de’ leoni, da’ monti de’ pardi.
Tu mi hai involato il cuore, o Sposa,
sorella mia; tu mi hai involato il cuore con uno de’ tuoi occhi, con uno de’ monili del tuo collo.
Quanto son belli i tuoi amori, o
Sposa, sorella mia! quanto son migliori i tuoi amori che il vino! e F odor de’ tuoi olii odoriferi più eccellenti che tutti gli aromati!
O Sposa, le tue labbra stillano favi
di mele; mele e latte e sotto alia tua lingua: e F odor de’ tuoi vestimenti e come 1 odor del Libano.
O Sposa, sorella mia, tu sei un orto
serrato, una fonte chiusa, una fontana suggellata.
Le tue piante novelle sono un ^iardino
di melagrani, e d’altri alberi di frutti deliziosi; di piante di cipro e di nardo;
Di nardo e di gruogo; di canna odorosa,
e di cinnamomo, e d’ogni albero d’incenso; di mirra, e d’aloe, e d’ogni più eccellente aromato.
O fonte degli orti, o pozzo d’acque
vive, o ruscelh covrenti giu dal Libano!
Levati, Aquilone, e vieni, Austro;
spira per F orto mio, e fa che i suoi aromati stillino; venga F amico mio nel suo orto, e mangi il frutto delle sue delizie. La sposa diviene indifferente; ina poi si pente, ricerca lo sposo, e si ricoiicilia con lui. K SPOSA, sorella mia, io son venuto ^ nelF orto mio; io ho colta la mia " Ef. 5. 27. 554