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Godiamo i doni di Dio. ECCLESIASTE, 6, 7. Meglio tristeza che riso.
venuto; e che profitto ha egli di essersi afiaticato per del vento?
Ed anche tutti i giorni della sua vita
egli avra mangiato in tenebre, con molta tristezza, e doglia, e cruccio.
18 Ecco ciò che io ho veduto: ch’egli è una buona e bella cosa che l’uomo mangi, e beva, e goda del bene con tutta la sua fatica ch’egli dura sotto il sole, tutti i giorni della sua vita, i quali Iddio gli ha (lati; perchè questo e la sua parte*.
E anche, quando Iddio, avendo date
a chi che sia ricchezze e facoltk, gli dk ancora il potere di mangiarne, e di prenderne la sua parte, e di rallegrarsi della sua fatica: cio e un dono di Dio.
Perciocch^ un tale non si ricordera
molto de’ giorni della sua vita; conciossiach^ Iddio gli rispouda per l’allegrezza del sue cuore. E lecito godere i bent dati da Dio; ma cio non soddisfa V anima nostra. Ci VI ^ un male che io ho veduto sotto ^ il sole, ed h frequente f ra gli uomini;
Cioh: die vi e tal uomo, a cui Iddio ha
date ricchezze, e facolta, e gloria, talche nulla manca all’anima sua, di tutto ci6 ch’egli pu5 desiderare; e pure Iddio non gli ok il potere di mangiarne, anzi uno strano le mangia*. Questo e vanita, e una mala doglia.
Awegnach^ alcuno generi cento Jicflnioli,
e viva molti anni, talche il tempo della sua vita sia grande, se l’anima sua non e saziata di bene, e se non ha pur sepoltui’a, io dico che la condizione di un abortivo e migliore die la sua.
Perciocche quell’abortivo 6 venuto in
vano, e se ne va nelle tenebre, e il suo nome k> coperto di tenebre;
£ awegnach^ non abbia veduto il sole,
ne avuto alcun conoscimeutio, pure ha più riposo che quell’altro;
II quale, benche egli vivesse duemila
anni, se non gode del bene, che vantaggio ne ha egli? non vanno essi tutti in un medesimo luogo?
Tutta la fatica dell’uomo e per la sua
bocca; e pur l’anima sua non e giammai sazia.
Perciocche, qual vantaggio ha il savio
sopra Io stolto? qual vantaggio ha il povero intendeute? di camininare davanti a’ viventi.
Meglio ^ il veder con gli occhi, che
andar vagando qua e la con l’anima. Anche questo e vanitk, e tormento di spirito.
Gi6, f u posto nome aW uomo ci6 ch’egli
h; ed egli h noto ch’esso nome fa Adamo; ed egli non pu6 litigar con colui che e più forte di lui ’.
Quando vi son cose assai, esse accrescono
la vanitk; e che vantaggio ne ha r uomo?
Perciocche, chi sa qual cosa sia buona
all’uomo in questa vita, tutti i giorni della vita della sua vanitk, i quali egli passa come un’ombra**? imperocche, chi dichiarera all’uomo ci5 che sark dopo lui sotto il sole? Utilita della sofferenza, della pazietiza e della saoiezza. Y LA huona fama val meglio che il • buon olio odorifero’^, e il giorno della morte meglio che il giorno della nativita.
Meglio vale andare in una casa di duolo,
che andare in una casa di convito; perciocche quello € il fine d’ogni uomo; e chi vive vi pon mente.
Meglio vale la tristezza che il riso;
perciocche il cuore migUora per la mestizia del volto/.
II cuore de’ savi e nella casa del duolo;
e il cuor degli stolti e nella casa dell’allegrezza.
Meglio vale udir Io sgridar del savio,
che se alcuno ode il cantar de’ pazzi^.
Perciocche, quale e il romore delle
spine sotto la caldaia, tale d il ridere dello stolto. Anche questo e vanita.
Certo l’oppressione fa impazzare il
savio, e il presente fa perdere il senno.
Meglio vale il fin della cosa, che il
principio di essa; meglio vale chi e di spirito paziente, che chi e di spirito altiero^.
Non esser subito nelF animo tuo ad
adirarti*; perciocche l’ira riposa nel seno degli stolti. lb Non dire: Che vuol dire che i giorni di prima sono stati migliori di questi? perciocche tu non domanderesti di ci5 per sapienza.
La -sapienza ^ buona con eredita; e
quelli che veggono il sole han del vantaggio.
Perciocche la sapienza ^ all’ombra,
e i danarl sono all’ombra; ma la scienza della sapienza ha questo vantaggio, ch’eUa fa vivere quelli che ne son dotati.
Eiguarda le opere di Dio; perciocche,
chi potrk ridirizzare ei5 ch’egli avra, travolto?
Nel giorno del bene sta in allegrezza’;
e nel giorno dell’awersita, ponvi mente; ancora ha fatto Iddio l’uno contrapposto all’altro, per questa eagione, che l’uomo non trovera nulla dopo se.
Io ho veduto tutto questo a’ giorni
della mia vanita. Vi e tal giusto, che perisce per la sua giustizia; e vi e tal empio, che prolunga la sua vita con la sua malvagitk.» 1 Tim. 6. 17. ccc. * Luc. 12. 2ft. «Is. 45. 9, -^ Giac. 4. 14, «Prov. 22. 1. / 2 Cor. 7. 1(L ’ Sal. 141. 5. Prov. 1.3. 18. k Prov. 14. 29. i Provv 14. 17. Giac. 1. 19.. ’ Deut. 28. 47.