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V. Non erano però troppo facili a governarsi questi popoli Insubri, i quali amanti della loro indipendenza guarentita e dalla natura, e dalla loro robusta fierezza, e spinti tuttavia dai Galli nemici di Roma, non peritavansi a squassare dal collo l’imposto giogo, quando il destro loro fosse venuto. Perciò i conquistatori per attutare gli sforzi dei transalpini, se scendessero di nuovo a ricuperare le perdute provincie, stimarono utile cosa e degna di una ben ordinata repubblica di mandare in questi paesi o vinti o vuoti nuovi abitatori, i quali chiamarono colonie: quindi nasceva la sicurtà, perchè quella colonia, la quale ponevasi in un paese nuovamente occupato, era come una rocca od una guardia a tenere gli altri in fede. Ed oltrechè era cagione questo ordine, che nuove terre si edificassero, e che nelle provincie gli uomini bene distribuiti si mantenessero, ne nasceva anche, che abitandosi più comodamente più vi moltiplicassero, e fossero nelle offese più pronti, e nelle difese più sicuri. A questi tempi furono fondate le due colonie di Piacenza e di Cremona, in ciascuna delle quali si posero a stanziare seimila famiglie; scrivendo Tacito (lib. 3 dell’istoria cap. 34) di Cremona, che fu edificata nel consolato di T. Sempronio e P. Cornelio per frontiera oltre al Po contro ai Galli, o altra rovina che calasse dall’alpi. Se anche la nostra Riviera fosse stata in questi tempi colonizzata dai Romani, non è agevole a discoprire: sembra però che allora non fosse, avvegnachè la gente Levi ligure, dalla quale stratta era la nostra popolazione, ed a cui congiunta trovavasi, si mantenne costantemente amica a Roma, ed i pochi monumenti e le monete romane che nel successo dei tempi si rinvennero, accennino ad epoche assai posteriori, come si dirà in appresso.

VI. Da questo tempo non si riscontra alcuna cosa notevole sulla nostra Riviera fino alla guerra contro i Cimbri. Questi selvaggi detti anche Gomer, Kimri, o Cimmeri, i quali con una moltitudine spaventosa rovesciaronsi dall’Eusino sull’Europa, e dopo d’avere sconfitto cinque eserciti Romani, uno nella Stiria, e quattro nelle Gallie, arrivarono sino ai Pirenei ed alla provincia Romana trovarono in Caio Mario e Quinto Catulo due potenti difensori di questo bel paese. Prima però che Mario e Catulo debellassero i Cimbri, avevano già infelicemente combattuto