Pagina:La Riviera di San Giulio Orta e Gozzano.djvu/45


41

quello dogli antichi Galli, o Celli. Il nostro Cotta 1parlando degli antichi abitanti di Ornavasso, i quali usavano di un linguaggio teutonico, li vuole stratti dai Sionesi, i quali abitavano nelle regioni da noi disgiunte col S. Gotardo, chiamato dagli antichi monte Adula, e rifiuta le puerili congetture di Egidio Tschudi, e le asserzioni di coloro i quali pretesero derivarli dai soldati di Ottone I, qui per imperiale permissione stanziati dopo aver combattuto Villa Regina nell’Isola di S. Giulio nel 962. Ma qui si giuoca a vanvera, nel bujo, e per quante si fingano ipotesi non si potrà veder lume, o scoprire la verità 2. Certo è però che la popolazione delle vaste pianure dell’Insubria usò costantemente del patrio linguaggio, che era l’antico tosco, e poscia quello di Roma3; nè potettero mai i barbari venuti dalle teutoniche foreste imporle colla schiavitù e collo strano loro par-

  1. Nota 95 alla Corografia di Domenico Macagno.
  2. Alberto Schott nell’Opera Die deutschen Colonien in Piemont tentò di indagare l’origine di questi avariati idiomi barbari; ma benchè accerti essere gli ultimi avanzi delle invasioni germmiche fra noi, non giunge a stabilire da quale popolo, ed in quale tempo sieno stati portati. V. Notizie topografiche del Monte Rosa del Parroco d’Alagna Cav. Giovanni Gnifetti.
  3. Roma fu da principio una società di Latini, di Sabini e di Etruschi, ai quali s’aggiunsero poi altre genti itale e straniere. Quindi il linguaggio fu un miscuglio di differenti dialetti. La lingua primitiva però che si parlava nel vecchio Lazio vi ebbe certamente la più gran parte. Varrone insegnò, che molte voci provenivano dall’etrusco: oltrecchè da un luogo notabile di Agrezio si conosce quanto influsso ebbe quell’idioma nella formazione del latino fino nelle più minute proprietà di parlare. Simil così avvenne degli altri dialetti affini, e in particolare dell’osco, il quale dovette essere così vicino al latino antico, che in Roma stessa si intendevano comunemente dal popolo commedie osche. In Ennio, che può dirsi il Dante della lingua latina, si rinvengono più modi di locuzione derivati dalla lingua osca. Le tavole di Gubbio, il più copioso monumento di quelle lingue, inchiudono l’ultima dimostrazione di analogia e somiglianza: in esse, come afferma il dotto Lanzi, per una parola greca ne troviamo venti delle latine. Il vero parlare latino non prese incominciamento prima del vi secolo di Roma.