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i Leponzii dell’Ossola colla capitale e Metrocomia in Domo, e gli Agoni, o Agognati del Novarese e della Lomellina, fra i quali comprendevansi i popoli della nostra Riviera. Laonde non mi parrà temerario ardimento, se ricuso la opinione di Antonio Gallenga, il quale nella sua istoria testè pubblicata del Piemonte afferma mancare le prove, che i Liguri abbiano mai subita la influenza etrusca, come anche quella di Niebuhr da lui citato, il quale scrisse, che i Taurini, i Salassi, ed altri popoli furono liguri, ed i popoli a’ piedi del Gottardo etruschi. A me basta la testimonianza di Strabone, lib. 5, dal quale trovo scritto, che i Toschi venuti a oste con quelle barbare genti del Po, si azzuffarono con esso loro, e rimasero vincitori ...di poi contendendo per la signoria di que’ luoghi, molte colonie vi fissarono parte di Toschi e parte di Umbri. Plutarco in Mario chiamò i Liguri Ambroni, quasichè volesse dire Umbroni; il che indica la primitiva loro schiatta: che anzi Strabone non solamente usurpò la stessa denominazione, ma disse davantaggio, che non pure Umbri e Toschi erano chiamati, ma ben anco Veneti, Insubri e Liguri. Nessun dubbio, per vero dire, deve ingenerarci la dissomiglianza dei nomi di quei popoli antichi, se consideriamo, che nelle varie vicende di emigrazioni e di conquiste un medesimo popolo mutava bene spesso di territorio, di alleanza, ed anche di nome.

IV. Anzichè Roma avesse signoria ed imperio su questi popoli, Porsena re Etrusco aveva li suoi confini, ossiano colonne del regno, non solamente fino alla città di Adria sul golfo di Venezia, ma eziandio in Lombardia di là dal fiume Po e Ticino, regnando in Roma Tarquinio Prisco. In questo tempo, che corrispondeva alla xlv olimpiade, da Roma edificata l’anno 153, e avanti l’era cristiana anni 600, Ambigato re de’ Celti, i quali erano la terza parte dei popoli della Gallia, non avendo di che nutricare quella sterminata moltitudine, diede in sorte al nipote suo Belloveso la conquista d’Italia, lasciando a Segoveso altro nipote di varcare il Reno, e d’innoltrarsi per le selve Ercinie nei paesi germanici. Belloveso con uno sciame di trecentomila non combattenti ma famelici predoni Biturigi, Arverni, Senoni, Edui, Arbarri, Carnuti ed Alverci, tutti di razza celtica posti fra la Garonna e la Senna,