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siccome Enea conquistò il regno nel Lazio debellando gli Umbri o Tirreni, così Antenore fondò tra i Veneti il suo sperperando gli Euganei, cioè Adriatici da Adria già colonia dei Tirreni. Adunque gli Etruschi erano colà innanzichè Antenore co' suoi vi fissasse le sue sedi; e perciò dagli antichi Etruschi, che pure erano Tirreni, sfratti furono anche i popoli euganei. Questo nome dai più antichi storici greci dato agli Adriatici (e vuole significare secondo Plinio lib. 3, cap. 20 , Nobili, prœstantesquie genere Euganeos inde tracto nomine) fu da Virgilio, Eneid. lib. 1, bazzarato in quello di Liburni, siccome Liburnia fu chiamata la Venezia Istria, dove abitavano i Veneti, Japidi, Carni, Istri e Liburni. Fra gli Euganei fondò Antenore la città di Padova , cui Servio esatto commentatore di Virgilio disse posta nell'Illiria, e fu così chiamata perchè infra le paludi fosse, o perchè non molto discosto le scorresse il Po, che allora Pado si chiamava. Mantova, che anche ai tempi di Plinio, lib. 3, era scorta quale durevole avanzo del dominio etrusco, si vuole fondata da Onco figliuolo di Tiberino e di Manto, di cui Virgilio scrisse, En. lib. 10:

Matrisque dedit tibi Mantua nomen;

e similmente Bologna, detta dapprima Felsina, secondochè narrò Plinio, ambedue città etrusche. Qualunque poi sia la antichità delle altre città dell'Insubria , le quali anteriori certamente alla fondazione di Roma , voglionsi di duecento anni posteriori all'eccidio di Troja , certo è che molte e ragguardevoli erano tenute dagli Etruschi, innanzichè dai Galli fossero soggiogate. Tali erano Cremona, Brescia, Verona ( che si vuole da Giustino fondata dai Galli, o Cenomani, ma forse questi la avranno soltanto o ampliata, o abbellita ), ed altre città, che con generali parole si dissero da Polibio e da T. Livio conquistate dai Galli sopra gli Etruschi.

III. Antica colonia Etrusca furono anche i Liguri, dei quali racconta Dionisio nel primo libro delle romane antichità la moltitudine, lo spirito guerresco, e la dimora sulle alpi, gente eroica, la quale attentatasi colle armi alla mano di contendere l' ingresso in Italia ad Ercole, meritò una immortale ricordanza nei divini carmi di Eschilo e di Sofocle. Furono questi confusi da Filisto Siracusano presso Dionisio lib. 1, coi Siculi del Lazio, e Liguri