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libro secondo 97

Se veder possa mai la sua perduta
[M.]471Prole; qua e là sostando empie di queruli
Mugoli il bosco ombroso; al consuëto
Stabbio, trafitta dal desio del figlio,
474Torna e ritorna a riguardar; nè teneri
Salici e rugiadose erbe fiorenti,
Nè ratta in somme ripe onda volubile
477Valgono a dilettar l’animo afflitto
E divertir l’inaspettato affanno,
Nè per ameni pascoli sembianza
480D’altri vitelli può distrarla alquanto
E la cura lenir, chè ognor qualcosa
E di noto e di proprio essa ricerca.
483Anche i capretti da la voce tremula,
Per quanto tenerelli, riconoscono
Le cornigere madri; i petulanti
486Agnelli riconoscono le torme
De le belanti pecore: in tal guisa
Ognuno accorre, come vuol Natura,
489Sempre il latte a poppar da la sua mamma.
Qualunque grano infin vedrai, che tanto
Non è simil tra sè ne le sue specie,
492Che non presenti pur qualche distanza
Ne le sue forme. Così ancor vediamo
Che pingon le conchiglie in varia guisa
495Il grembo de la terra, ove con molli
Onde il mar batte l’assetata arena

7 — Rapisardi: Lucrezio.