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libro secondo 83

Dissipar quasi le scorgiamo, e il tempo
93Tutte sottrarle a’ nostri occhi, fra tanto
Che restar sembra l’universo illeso;
Perchè i semi, che staccansi da un corpo,
96A tutte quelle cose, onde si partono,
Scemano, ed a cui van crescon la mole;
Quelle a invecchiar queste a fiorir costringono,
99Nè si fermano là. Così la somma
De le cose create ognor s’innova;
I mortali tra lor mutuamente
102Vivono; un popol cresce, un altro scema;
In breve spazio mutano le specie
Degli animanti, e simili a cursori
105La face de la vita si tramandano.
     Se credi che i primordj abbian mai posa,
E possan generar, così posando,
108Nuovi moti di cose, assai lontano
Da la vera scïenza erri smarrito.
Chè, vagando pe ’l vuoto, uopo è che tutti
111O da lor gravità siano portati,
O da impulsi d’altrui; però che a pena
Scontransi spesso e vengono in conflitto,
114Saltan tosto qua e là per vie diverse;
Nè mirabile è ciò, chè duri e solidi
E gravi sono, e nulla gli osta a tergo.
117E a ciò che meglio intenda essere i corpi
Tutti de la materia ognora in moto,