E vivano i volgenti eterei fochi;
Ciò che far non potríano a verun patto, 1332Se la materia fuor da l’infinito
Sopperir non potesse, onde a suo tempo
Ciò che vien meno ristorar si suole. 1335Perocchè, come d’alimenti privo
Ogni corpo animal langue e perisce,
Dissolversi così dovrían le cose, 1338Tosto che, vòlta altrove, a ripararle
L’occorrente materia a lor mancasse.
Nè gl’impulsi di fuori e d’ogn’intorno 1341Conservare potrían tutte le cose
Tra lor congiunte. Ben è ver che in parte
Spinger le ponno e trattener sovente 1344Fin che ne giungan altre, e così possa
La somma de le cose esser supplita;
Ma pur talora a rimbalzar le astringono, 1347E tanto a’ semi de le cose a un’ora
Largiscono di fuga e spazio e tempo,
Che liberar d’ogni unïon si possano. 1350Necessario è però, quindi il ripeto,
Che ne subentrin molti, e a ciò che pure
Non facciano difetto anche gl’impulsi, 1353È ben mestier, che da qualunque parte
Di materia vi sia copia infinita.
E qui fuggi lontan dal porger fede, 1356O Memmio, a quei che de la somma al centro