951Pria, perchè, tolto il vuoto, il moto ammettono,
E lasciano le cose o molli o rare,
Come l’aria, la terra, il foco, il sole, 954Gli animali, le piante, e pur non vogliono
Entro al corpo di questi il vuoto ammettere;
Poi, perchè fan che non sia posto al frangere 957E al divider de’ corpi o tregua o termine,
E che affatto non sia ne’ corpi un minimo,
Quando vediam che d’ogni corpo estremo 960Termine è quel che appar minimo a’ sensi;
Onde arguir tu puoi, che quell’estremo
Ch’è ne le cose e che non puoi discernere 963Quello è il minimo a punto. Arrogi a questo
Che i semi de le cose essi fan molli;
Or ciò ch’è molle noi vediam ch’à corpo [M.]966E nativo e mortal: sì che nel nulla
Tornar dovría la somma de le cose
E poi rinata rifiorir dal nulla: 969E ciò dal ver quanto sia lunge il sai.
In molte guise poi nemici sono
Fra lor questi principj, e son veleno 972Tra sè a sè stessi, e quindi, o periranno
Venendo insieme, o sperderansi, come
Spinti dal temporal tutti disperdersi 975I fulmini vediam, le piogge e i venti.
Se infin da quattro cose il tutto fosse,
E in quattro cose si sciogliesse il tutto,