Pagina:La Natura.djvu/42

42 la natura

492Convien dunque, o privar di moto i corpi,
O asserir ch’a le cose è misto il vuoto,
Onde ogni moto lor principio prende.
495Se infin due lastre urtandosi ad un tratto
Sbalzino, è forza ben che tutto il vuoto,
Che si fa tra di lor, l’aria possegga:
498Pur, benchè con veloci ali concorra
L’aria d’intorno, occupar tutto a un punto
Quello spazio non può, ma empir l’è forza
501Prima un sol loco e posseder poi tutti.
Chè, se alcuno per caso, allor che i corpi
Staccaronsi, avvenir questo s’avvisi
504Perchè l’aria s’addensi, erra a partito;
Chè un vuoto allor si fa, che pria non era,
E il vuoto, ch’era prima, indi s’adempie;
507Nè però condensar l’aere si puote,
Nè, se potesse, senza il vuoto, io penso,
Sè in sè contrarre ed adunar potrebbe.
     510Onde, ben che in cercar la ragion prima
Di molte cose indugerai, pur forza
T’è confessar, che ne le cose è il vuoto.
513Ben poss’io, richiamando altri argomenti,
Meglio attrar la tua fede a’ detti miei;
Ma bastan certo al tuo sagace ingegno
516Queste piccole tracce, onde per esse
Tutto il resto da te conoscer possa;
Chè, come spesso i cani al fiuto invengono