Senza tempo così da l’uno a l’altro
Spargea l’orrido morbo i suoi contagi, 1653Qual fra torme di bovi e di lanuti;
E ciò più ch’altro aggiungea morte a morte.
Poi che tutti color, che de la vita 1656Cupidi e del morir timidi troppo
Fuggían di prestar cura a’ proprj infermi,
Indi a non guari abbandonati, privi 1659D’ogni soccorso e da l’incuria uccisi,
Con turpe e mala morte eran puniti.
Ma quei che a l’assistenza erano pronti 1662Di contagio períano e di fatiga,
A cui di sottoporsi eran costretti
Da la vergogna e da la blanda voce 1665Degli egri stanchi a lamentío commista.
I migliori però subían tal morte.
Affrettar si vedean senza corteo 1668I vasti funerali, a gran contesa
Seppellir ne l’altrui tombe ciascuno
Il popolo de’ suoi; quindi abbattuti 1671Dal pianto e dal dolor facean ritorno.
Buona parte però giaceano in letto
Per la tristezza; nè trovar qualcuno 1674Poteasi in tempo tal cui nè la morte,
Nè il morbo, nè il dolor colpito avesse.
Languivan pure omai tutti i pastori 1677E i mandrïani e anch’essi i nerboruti